domenica 7 dicembre 2025

le Eolie attraverso il lavoro della terra

 

Nino Caravaglio, 

il vignaiolo che racconta Nino Caravaglio, 

il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso 

il lavoro della terra

Alle Isole Eolie, Nino Caravaglio unisce tradizione vitivinicola, sostenibilità e innovazione nella sua azienda familiare di Lipari. Tra Malvasia autoctona, vini biologici e passiti, valorizza il territorio vulcanico, integra l’enoturismo esperienziale e promuove progetti sociali con giovani e migranti, creando un modello di agricoltura insulare rispettosa e riconosciuta a livello internazionale

di Mauro Taino
Redattore

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Alle Isole Eolie, la tradizione vitivinicola incontra l’innovazione sostenibile grazie al lavoro di Nino Caravaglio, titolare dell’omonima cantina a Lipari. La sua azienda familiare non produce solo vini autoctoni come la Malvasia delle Lipari e capperi di qualità, ma rappresenta un modello di agricoltura insulare rispettosa del territorio, capace di valorizzare suoli vulcanici e biodiversità locali. Dalla vinificazione in passito alla sperimentazione di bianchi secchi, fino all’adozione di pratiche biologiche e biodinamiche, Caravaglio dimostra che è possibile unire tradizione, qualità e sostenibilità. Al centro del suo progetto c’è anche la dimensione sociale: assunzioni di giovani e migranti, sviluppo dell’enoturismo esperienziale, percorsi nelle vigne e attenzione all’educazione del pubblico sul valore del territorio. Un modello di impresa agricola che mette al centro la continuità storica, l’innovazione produttiva e la responsabilità ambientale, guardando all’export internazionale senza perdere il legame con le Eolie.

Il ritorno a Lipari e una scelta controcorrente

Quando parla della sua azienda, Nino Caravaglio non usa mai toni celebrativi. Preferisce la concretezza, la cronaca dei fatti, il richiamo a ciò che nelle Eolie è stato quotidianità per generazioni. «La nostra è sempre stata un’azienda familiare e agricola: produciamo capperi e vino. La coltivazione del cappero e della vite a Lipari c’è da sempre», spiega.

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Nino Caravaglio, titolare dell'omonima cantina

La sua scelta di rientrare sull’isola è avvenuta senza esitazioni. «Dopo gli studi in erboristeria sono tornato subito perché volevo far crescere l’azienda». Era un momento in cui molti giovani lasciavano le Eolie in cerca di opportunità altrove. Lui, al contrario, ha investito sul posto, convinto che ci fosse ancora spazio per un’agricoltura moderna, sostenibile e aderente alla storia locale.

Malvasia delle Lipari: un patrimonio 

genetico e culturale

Il vitigno che più identifica le isole è la Malvasia delle Lipari, una varietà antica, presente solo nell’arcipelago. «È una varietà antichissima, coltivata esclusivamente nelle Isole Eolie. La sua foglia pentalobata è il segno della selezione naturale delle piante più antiche». Per decenni la Malvasia è stata sinonimo di passito. Il sistema produttivo era codificato e immutabile. Caravaglio ne ha rispettato la tradizione, ma ha visto anche la possibilità di una nuova interpretazione. «Fino al 2009 la Malvasia qui si produceva solo come passito. Con Infatata siamo stati i primi a vinificarla in bianco secco».

Un cambiamento che ha segnato un prima e un dopo nella storia enologica delle Eolie. La Malvasia, grazie alle sue acidità naturali molto alte per un territorio caldo, si è rivelata sorprendentemente adatta alla vinificazione in bianco. I risultati non hanno tardato ad arrivare. «Il Gambero Rosso ci ha premiati con i Tre Bicchieri per Infatata. In passato un nostro passito era stato anche scelto come miglior vino dolce della guida».

Le Eolie come laboratorio agricolo: opportunità e criticità

L’agricoltura sulle isole presenta condizioni particolari: terreni vulcanici, grande escursione termica, venti costanti e una logistica spesso complessa. Le difficoltà non riguardano solo la coltivazione ma anche la disponibilità di manodopera. «Negli ultimi anni la manodopera scarseggiava: d’estate qui tutti preferiscono lavorare nel turismo», racconta Caravaglio.

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Caravaglio assume migranti

Da questa carenza è nata una decisione che ha attirato attenzione ben oltre il settore agricolo. «Ho assunto tre ragazzi provenienti dai centri di accoglienza per migranti. Hanno lavorato con grande impegno e con loro si è creato un rapporto umano fortissimo». L’iniziativa è diventata un esempio per l’isola. «Qui siamo stati la prima azienda ad assumere migranti; dopo di noi lo hanno fatto anche altri». Il Gambero Rosso ha riconosciuto ufficialmente l’azione con un premio speciale dedicato alla solidarietà. Per Caravaglio, però, si è trattato soprattutto di una soluzione pratica a un problema concreto.

Biologico da prima che fosse un trend

Un altro tratto distintivo dell’azienda è la lunga storia nel biologico. «La nostra azienda è biologica dal 1989, quando ancora non esisteva una normativa vera e propria». Si tratta di una delle prime realtà biologiche della Sicilia e delle isole minori. L’approccio esclude diserbanti e prodotti sistemici e privilegia interventi manuali e l’uso di zolfo. Per Caravaglio, tuttavia, il biologico non è un elemento di marketing: «Bisogna puntare sulle varietà autoctone. Un vino deve essere buono per chi lo beve, ma anche per la terra che lo produce». Questa impostazione ha comportato costi e complessità maggiori, ma rappresenta oggi un elemento distintivo e coerente nell’immagine aziendale.

L’enoturismo che cambia: pubblico più giovane 

e ricerca di autenticità

Negli ultimi anni il profilo dell’enoturista alle Eolie ha subito una trasformazione. Non più solo visitatori esperti, ma soprattutto un pubblico giovane e motivato dalla ricerca di esperienze autentiche. «L’età media va dai 27 ai 40 anni, ed è un pubblico prevalentemente femminile», racconta Caravaglio. L’interesse non riguarda soltanto il vino, ma anche la storia agricola del territorio, il paesaggio, le tecniche di coltivazione e la dimensione culturale.

Nelle isole, dove gli spazi e le risorse sono limitati, l’enoturismo rappresenta una via di sviluppo sostenibile e a basso impatto. La capacità di integrare vino, territorio e accoglienza sta diventando un punto chiave per molte aziende.

Scelte aziendali e prospettive di crescita

Caravaglio non ha intenzione di espandersi in modo significativo. «Rimarremo sempre una piccola azienda». La dimensione ridotta consente maggiore controllo, flessibilità e un approccio artigianale impossibile da replicare su larga scala. La diversificazione rimane un elemento centrale: produzione di vino, coltivazione di capperi, visite guidate, degustazioni.  Sul futuro del bere, Caravaglio mantiene una posizione equilibrata. «Abbiamo sempre cercato di produrre vini con gradazioni non troppo alte. Sono più sostenibili per l’organismo e più piacevoli da bere». Sui vini dealcolati è diretto: «Il dealcolato è un prodotto diverso. Il vino nasce dalla fermentazione dell’uvache porta naturalmente alla formazione di alcol e anidride carbonica».

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Il panorama unico dell'isola di Salina

Il prossimo investimento riguarda l’ampliamento degli spazi per l’accoglienza e la creazione di percorsi esperienziali nelle vigne. «Vogliamo creare percorsi tra le vigne, in diverse zone dell’isola. Chi arriva potrà camminare nella terra dove nasce il vino e poi degustarlo in cantina». L’obiettivo è permettere ai visitatori di comprendere l’impatto del territorio sulle caratteristiche del vino. «È sorprendente assaggiare vini della stessa varietà prodotti in zone diverse: il territorio cambia tutto, e chi li prova rimane stupito».

L’eredità contadina di Nino Caravaglio 

diventa progetto moderno di territorio

Il percorso di Nino Caravaglio sintetizza una storia agricola che si muove nel rispetto della tradizione, attenta a evoluzioni, esigenze produttive e responsabilità ambientale, piccola scala e apertura internazionale. La sua azienda rappresenta oggi un modello di agricoltura insulare sostenibile, capace di valorizzare un territorio complesso attraverso scelte coerenti e continuità nel tempo.

Via Provinciale 33 98050 Malfa (Isola di Salina) (Me)
Tel +39 339 8115953

Alle Isole Eolie, Nino Caravaglio unisce tradizione vitivinicola, sostenibilità e innovazione nella sua azienda familiare di Lipari. Tra Malvasia autoctona, vini biologici e passiti, valorizza il territorio vulcanico, integra l’enoturismo esperienziale e promuove progetti sociali con giovani e migranti, creando un modello di agricoltura insulare rispettosa e riconosciuta a livello internazionale

di Mauro Taino
Redattore

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Alle Isole Eolie, la tradizione vitivinicola incontra l’innovazione sostenibile grazie al lavoro di Nino Caravaglio, titolare dell’omonima cantina a Lipari. La sua azienda familiare non produce solo vini autoctoni come la Malvasia delle Lipari e capperi di qualità, ma rappresenta un modello di agricoltura insulare rispettosa del territorio, capace di valorizzare suoli vulcanici e biodiversità locali. Dalla vinificazione in passito alla sperimentazione di bianchi secchi, fino all’adozione di pratiche biologiche e biodinamiche, Caravaglio dimostra che è possibile unire tradizione, qualità e sostenibilità. Al centro del suo progetto c’è anche la dimensione sociale: assunzioni di giovani e migranti, sviluppo dell’enoturismo esperienziale, percorsi nelle vigne e attenzione all’educazione del pubblico sul valore del territorio. Un modello di impresa agricola che mette al centro la continuità storica, l’innovazione produttiva e la responsabilità ambientale, guardando all’export internazionale senza perdere il legame con le Eolie.

Il ritorno a Lipari e una scelta controcorrente

Quando parla della sua azienda, Nino Caravaglio non usa mai toni celebrativi. Preferisce la concretezza, la cronaca dei fatti, il richiamo a ciò che nelle Eolie è stato quotidianità per generazioni. «La nostra è sempre stata un’azienda familiare e agricola: produciamo capperi e vino. La coltivazione del cappero e della vite a Lipari c’è da sempre», spiega.

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Nino Caravaglio, titolare dell'omonima cantina

La sua scelta di rientrare sull’isola è avvenuta senza esitazioni. «Dopo gli studi in erboristeria sono tornato subito perché volevo far crescere l’azienda». Era un momento in cui molti giovani lasciavano le Eolie in cerca di opportunità altrove. Lui, al contrario, ha investito sul posto, convinto che ci fosse ancora spazio per un’agricoltura moderna, sostenibile e aderente alla storia locale.

Malvasia delle Lipari: un patrimonio 

genetico e culturale

Il vitigno che più identifica le isole è la Malvasia delle Lipari, una varietà antica, presente solo nell’arcipelago. «È una varietà antichissima, coltivata esclusivamente nelle Isole Eolie. La sua foglia pentalobata è il segno della selezione naturale delle piante più antiche». Per decenni la Malvasia è stata sinonimo di passito. Il sistema produttivo era codificato e immutabile. Caravaglio ne ha rispettato la tradizione, ma ha visto anche la possibilità di una nuova interpretazione. «Fino al 2009 la Malvasia qui si produceva solo come passito. Con Infatata siamo stati i primi a vinificarla in bianco secco».

Un cambiamento che ha segnato un prima e un dopo nella storia enologica delle Eolie. La Malvasia, grazie alle sue acidità naturali molto alte per un territorio caldo, si è rivelata sorprendentemente adatta alla vinificazione in bianco. I risultati non hanno tardato ad arrivare. «Il Gambero Rosso ci ha premiati con i Tre Bicchieri per Infatata. In passato un nostro passito era stato anche scelto come miglior vino dolce della guida».

Le Eolie come laboratorio agricolo: opportunità e criticità

L’agricoltura sulle isole presenta condizioni particolari: terreni vulcanici, grande escursione termica, venti costanti e una logistica spesso complessa. Le difficoltà non riguardano solo la coltivazione ma anche la disponibilità di manodopera. «Negli ultimi anni la manodopera scarseggiava: d’estate qui tutti preferiscono lavorare nel turismo», racconta Caravaglio.

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Caravaglio assume migranti

Da questa carenza è nata una decisione che ha attirato attenzione ben oltre il settore agricolo. «Ho assunto tre ragazzi provenienti dai centri di accoglienza per migranti. Hanno lavorato con grande impegno e con loro si è creato un rapporto umano fortissimo». L’iniziativa è diventata un esempio per l’isola. «Qui siamo stati la prima azienda ad assumere migranti; dopo di noi lo hanno fatto anche altri». Il Gambero Rosso ha riconosciuto ufficialmente l’azione con un premio speciale dedicato alla solidarietà. Per Caravaglio, però, si è trattato soprattutto di una soluzione pratica a un problema concreto.

Biologico da prima che fosse un trend

Un altro tratto distintivo dell’azienda è la lunga storia nel biologico. «La nostra azienda è biologica dal 1989, quando ancora non esisteva una normativa vera e propria». Si tratta di una delle prime realtà biologiche della Sicilia e delle isole minori. L’approccio esclude diserbanti e prodotti sistemici e privilegia interventi manuali e l’uso di zolfo. Per Caravaglio, tuttavia, il biologico non è un elemento di marketing: «Bisogna puntare sulle varietà autoctone. Un vino deve essere buono per chi lo beve, ma anche per la terra che lo produce». Questa impostazione ha comportato costi e complessità maggiori, ma rappresenta oggi un elemento distintivo e coerente nell’immagine aziendale.

L’enoturismo che cambia: pubblico più giovane 

e ricerca di autenticità

Negli ultimi anni il profilo dell’enoturista alle Eolie ha subito una trasformazione. Non più solo visitatori esperti, ma soprattutto un pubblico giovane e motivato dalla ricerca di esperienze autentiche. «L’età media va dai 27 ai 40 anni, ed è un pubblico prevalentemente femminile», racconta Caravaglio. L’interesse non riguarda soltanto il vino, ma anche la storia agricola del territorio, il paesaggio, le tecniche di coltivazione e la dimensione culturale.

Nelle isole, dove gli spazi e le risorse sono limitati, l’enoturismo rappresenta una via di sviluppo sostenibile e a basso impatto. La capacità di integrare vino, territorio e accoglienza sta diventando un punto chiave per molte aziende.

Scelte aziendali e prospettive di crescita

Caravaglio non ha intenzione di espandersi in modo significativo. «Rimarremo sempre una piccola azienda». La dimensione ridotta consente maggiore controllo, flessibilità e un approccio artigianale impossibile da replicare su larga scala. La diversificazione rimane un elemento centrale: produzione di vino, coltivazione di capperi, visite guidate, degustazioni.  Sul futuro del bere, Caravaglio mantiene una posizione equilibrata. «Abbiamo sempre cercato di produrre vini con gradazioni non troppo alte. Sono più sostenibili per l’organismo e più piacevoli da bere». Sui vini dealcolati è diretto: «Il dealcolato è un prodotto diverso. Il vino nasce dalla fermentazione dell’uvache porta naturalmente alla formazione di alcol e anidride carbonica».

Nino Caravaglio, il vignaiolo che racconta le Eolie attraverso il lavoro della terra

Il panorama unico dell'isola di Salina

Il prossimo investimento riguarda l’ampliamento degli spazi per l’accoglienza e la creazione di percorsi esperienziali nelle vigne. «Vogliamo creare percorsi tra le vigne, in diverse zone dell’isola. Chi arriva potrà camminare nella terra dove nasce il vino e poi degustarlo in cantina». L’obiettivo è permettere ai visitatori di comprendere l’impatto del territorio sulle caratteristiche del vino. «È sorprendente assaggiare vini della stessa varietà prodotti in zone diverse: il territorio cambia tutto, e chi li prova rimane stupito».

L’eredità contadina di Nino Caravaglio diventa progetto moderno di territorio

Il percorso di Nino Caravaglio sintetizza una storia agricola che si muove nel rispetto della tradizione, attenta a evoluzioni, esigenze produttive e responsabilità ambientale, piccola scala e apertura internazionale. La sua azienda rappresenta oggi un modello di agricoltura insulare sostenibile, capace di valorizzare un territorio complesso attraverso scelte coerenti e continuità nel tempo.

Via Provinciale 33 98050 Malfa (Isola di Salina) (Me)
Tel +39 339 8115953

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