lunedì 17 ottobre 2016

Il cibo è il simbolo del Belpaese

Il cibo è il simbolo 

del Belpaese 
per il 50  per cento

degli Italiani


La cultura del cibo si è affermata come momento di socializzazione anche sul web: il 25% degli italiani partecipa a community/blog/chat in internet centrate sul cibo, il 30% posta sui social le fotografie di piatti


Quasi un italiano su tre (30%) posta foto dei piatti serviti al ristorante o preparati in cucina e, tra questi, il 19% lo fa qualche volta, il 9% spesso ed il 2% regolarmente. È quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine sui “Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani” da parte del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e del presidente di Ixè Roberto Weber all’apertura del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio. Ma di food porn e di estetica in cucina, già se ne era già parlato lo scorso anno in occasione dell'Internet Festival di Pisa, dove Massimo Bottura, re della classifica mondiale The World’s 50 Best Restaurants, è stato protagonista del convegno “La cucina a regola d'arte” dove è stato approfondito il tema di etica ed estetica nella cucina contemporanea.



Si tratta della testimonianza del valore della cultura del cibo che si è affermata come momento di socializzazione anche sul web. Non è un caso che il 25% degli italiani partecipa a community/blog/chat in internet centrate sul cibo proprie o di altri. Il web diventa anche un luogo di confronto per le scelte con il 53% degli italiani che almeno qualche volta lo ha utilizzato per confrontare prezzi o raccogliere informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari. 

La passione per il cibo emerge anche dal seguito dei programmi televisivi di ricette e cucina o di gare tra chef che vengono seguite regolarmente dall’11% degli italiani e spesso da un altro 26%. Il 41% degli italiani considera entusiasmante il mestiere di chef mentre il 26% lo giudica è prestigioso.

Non deve dunque sorprendere se per la metà degli italiani è proprio il cibo il vero simbolo del Made in Italy che lo rappresenta meglio della moda (22%) e della produzione artistica e culturale (16%) mentre appena il 6% indica il design ed il 3% le auto. Un patrimonio del Paese che genera valore in sé ma che svolge anche una funzione importante di traino per l’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità. Non è un caso che il 30% degli italiani ritiene che l’agricoltura sia il settore in grado di garantire in futuro maggiore ricchezza ed occupazione rispetto al 25% che indica l’industria, il 22% l’artigianato e il 20% la cultura.

Una considerazione che trova riscontro anche nei dati relativi alle esportazioni manifatturiere, con l’agroalimentare che nel 2016 fa registrare una crescita complessiva del 2,3% mentre calano tessile (-0,1%) ed autoveicoli (-1,1%), secondo un’analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi ai primi sette mesi dell’anno. Una crescita che proietta il cibo made in Italy verso un nuovo record dell’export che già nel 2015 avevano raggiunto il valore massimo di sempre a 36,9 miliardi di euro. 

«Numeri e tendenze che dimostrano la nuova centralità acquisita dal cibo tanto a livello economico quanto dal punto di vista sociale, una centralità dietro la quale c’è il lavoro degli agricoltori italiani che in questi anni hanno saputo garantire produzioni di straordinaria qualità con caratteri distintivi unici e una varietà e un’articolazione che non ha uguali al mondo» ha ricordato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare la necessità di «continuare a lavorare per tutelare il Made in Italy a tavola, promuovendolo e sostenendolo con norme adeguate, e garantire l’originalità dell’offerta enogastronomica che rappresenta un valore aggiunto inestimabile dal punto di vista storico, culturale, sociale e turistico».
Italiaatavola

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