Affitti brevi: Milano vieta i lockbox in vista delle Olimpiadi ma il governo resta fermo
Milano prepara lo stop ai lockbox, le cassette porta chiavi utilizzate per il check-in autonomo negli affitti brevi. Il provvedimento prevede multe fino a 400 euro e la rimozione coatta dei dispositivi, con l’obiettivo di liberare le strade della città prima delle Olimpiadi invernali, garantendo maggiore sicurezza e decoro urbano. Intano il governo continua a lasciare il comparto in un limbo normativo
Anche Milano vuole dire addio ai lockbox, le piccole cassette porta chiavi usate per il check-in autonomo degli ospiti negli affitti brevi. L’obiettivo è rendere operative le nuove regole già da gennaio, prima dell’inizio delle Olimpiadi invernali. Ma a livello nazionale il quadro resta incerto: la recente sentenza del Tar del Lazio ha annullato la circolare del Viminale che obbligava i locatori a identificare di persona gli ospiti, riaprendo di fatto la possibilità di lasciare le chiavi in cassetta e generando un vero e proprio caos normativo.

Il sindaco Beppe Sala e il consigliere dem Michele Albiani spiegano che il provvedimento milanese, in discussione in Commissione sicurezza e in Aula consiliare entro fine mese, punta a tutelare sicurezza e decoro urbano. L’installazione dei lockbox su suolo pubblico sarà punita con multe da 100 a 400 euro e la rimozione coatta dei dispositivi, con spese a carico dei responsabili. «Non è accettabile che le strade di Milano vengano trasformate in un magazzino privato a cielo aperto», sottolinea Albiani.
Milano: nel 2026 raddoppierà la tassa di soggiorno
In aggiunta alle misure sui lockbox, Milano ha annunciato che nel 2026 raddoppierà la tassa di soggiorno per tutte le strutture ricettive in città, dagli hotel ai b&b e agli affitti brevi. L’aumento, valido per tutto l’anno olimpico, punta a sostenere servizi pubblici e interventi sul turismo durante il flusso straordinario di visitatori previsto per le Olimpiadi invernali. Le tariffe saliranno fino a 10 euro a notte per hotel di alta categoria e a 9,5 euro per case vacanza e b&b, suscitando preoccupazioni tra operatori e viaggiatori per l’impatto economico sull’attrattività della città.
Roma: rimosse 1.500 lockbox nel centro storico
Roma è la città dove la stretta è già realtà. Dall’inizio del 2025 sono state eliminate 1.500 lockbox, 400 direttamente dalla Polizia Locale con tronchesi e le altre rimosse dai condomini su pressione del Campidoglio. Le operazioni sono iniziate nel Rione Monti dopo la circolare del Viminale che vieta il check-in a distanza per ragioni di sicurezza.
Nonostante la sospensiva del Tar, il Comune è andato avanti applicando il Regolamento di Polizia Locale. Il fenomeno si lega al boom degli affitti brevi: gli alloggi extra-alberghieri sono passati da 17mila a 40mila in tre anni. La nuova ordinanza prevede sanzioni da 400 euro e rimozione forzata dei dispositivi nell’area Unesco.
Firenze: divieto nell’area Unesco e 300 dispositivi rimossi
Dal 25 febbraio 2025 il centro storico e l’Oltrarno sono zona lockbox free. La delibera si inserisce nel “piano in dieci punti per un turismo più sostenibile”, sfruttando i poteri concessi ai Comuni dal Testo unico regionale 2024.

La sindaca Sara Funaro ha avviato la rimozione dopo il G7 del Turismo e le pressioni del comitato “Salviamo Firenze”. Dopo un periodo di 10 giorni per l’adeguamento, sono state eliminate circa 300 keybox. Le sanzioni arrivano fino a 400 euro.
La sentenza del Tar e il vuoto normativo nazionale
A maggio 2025, il Tar del Lazio ha annullato la circolare del Viminale che voleva mettere un freno ai check-in autonomi nelle case in affitto breve, sostenendo che l’identificazione faccia a faccia non garantisce di per sé sicurezza pubblica. «Il documento del Ministero dell’Interno era debole e sproporzionato», hanno spiegato i giudici, smontando l’impianto normativo nazionale e lasciando il settore degli affitti brevi in un limbo regolamentare.

La sentenza ha accentuato la spaccatura tra amministrazioni locali e Governo. Alcune città, soprattutto centri storici come Firenze, Roma e Bologna, spingono per regole stringenti, mentre altre realtà - come Palermo - lasciano libero spazio agli affitti turistici. Nel mezzo, il Governo sembra privilegiare la libertà di impresa: la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha più volte minimizzato i rischi dell’overtourism, concentrandosi sullo sviluppo turistico nei piccoli borghi e ignorando le criticità delle città d’arte già sature.
Allarme dagli operatori turistici
Gli albergatori e le associazioni di categoria, come Confindustria Alberghi e Federalberghi, denunciano la confusione normativa e i rischi per la sicurezza dei cittadini. «La sentenza del Tar ci sorprende e desta preoccupazione - ha commentato Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria Alberghi - perché senza un quadro chiaro rischiamo distorsioni nel mercato, concorrenza sleale e un impatto negativo sulla vivibilità dei centri urbani».
Il paradosso è evidente: chi soggiorna in strutture alberghiere deve presentare documenti e rispettare regole precise, mentre chi affitta un appartamento per pochi giorni può passare inosservato, ricevendo le chiavi tramite cassetta. E sono proprio questi vuoti normativi a rendere ingovernabile il settore.
Verso un modello nazionale?
Milano, con la stretta sui lockbox, potrebbe diventare un modello per altre città italiane, mostrando come regolamentazione del check-in autonomo e tutela del decoro possano convivere con lo sviluppo turistico. Ma senza un intervento nazionale chiaro, il rischio è che ogni Comune continui ad adottare misure differenti, alimentando il caos e la confusione tra operatori, turisti e residenti.


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