domenica 16 novembre 2025

Consumazione a tempo. Ma cosa dice la legge?

 

A Torino polemiche 

per il bar 

con consumazione 

a tempo. Ma cosa dice 

la legge?

A Torino un cartello del Bar Novanta che fissa i minuti concessi per caffè e aperitivi ha acceso il dibattito tra diritto, buonsenso e ospitalità. L’esperto legale Alessandro Klun spiega che la pratica è legittima solo se comunicata con chiarezza, mentre il maestro di bon ton Antonio Presutti invita a non perdere di vista il piacere dell’accoglienza



Quindici minuti per un caffè20 per la colazione45 per il pranzo e un’ora per l’aperitivo. È bastato un foglio A4, incorniciato e poggiato sul bancone, per scatenare una tempesta di commenti. È successo a Torinoal Bar Pasticceria Novanta di corso Duca degli Abruzzidove un cartello con i “tempi di permanenza al tavolo” è diventato virale nel giro di poche ore. «Grazie clientela, vi informiamo sui tempi di permanenza al tavolo. Grazie per la collaborazione e la comprensione» recita il messaggio. Un invito cortese nella formama per molti dal tono discutibile.

In città e sui social la discussione si è accesa in frettaC’è chi ha ironizzato sulla “tariffa a tempo” e chi ha parlato di “cronometro al cappuccino”, ma anche chi ha difeso la sceltaricordando che nei bar di quartierefra studentifreelance e riunioni improvvisatei tavolini finiscono spesso per trasformarsi in postazioni permanenti. E così, da un caffè, si passa a un pomeriggio intero. Il localeche ha replicato spiegando che la decisione serve solo a garantire il ricambio e l’equilibrio tra i clientiè diventato il simbolo di un tema più grandedove finisce il diritto di sostare e dove comincia quello di chi gestisce un’attività con ritmi serrati e margini ridotti?

Cosa dice la legge: il tempo al tavolo può diventare un contratto

Per capire meglio il nodo legale della vicendaabbiamo chiesto un parere ad Alessandro Klun, collaboratore di Italia a Tavola e autore del libro "A cena con diritto", che da anni si occupa di questioni giuridiche legate alla ristorazioneKlun chiarisce che «in Italia non esiste una legge che stabilisca un tempo massimo per la consumazione in un bar o ristorante». Il titolareperòpuò «imporre un limite di tempopurché sia comunicato in modo chiaro al cliente prima della consumazione - per esempio indicandolo nel menuall’ingresso o al momento dell’ordine». Come fatto, d’altronde, al Novanta.

A Torino polemiche per il bar con consumazione a tempo. Ma cosa dice la legge?

Alessandro Klun, collaboratore di Italia a Tavola e autore del libro "A cena con diritto"

La regola, spiega l’esperto, diventa così parte di un accordo tra le due partil’esercente offre il servizioil cliente accetta anche la condizione temporaleIn questi casi non si parla di abusoma di contratto.
«Ciò che non è ammissibile - aggiunge Klun - è imporre retroattivamente un limite a chi è già sedutopretendendo che lasci il tavolo senza averlo avvertito. E serve anche buon sensochi consuma solo un caffè non può trattenersi per due ore».

Bon ton e accoglienza: l’equilibrio tra rispetto e piacere

Il tema, però, non si esaurisce nelle regoleC’è anche una questione di stiledi accoglienza e di misura. Ne abbiamo parlato con Alberto Presutti, maestro di bon ton dell’ospitalità, che guarda la vicenda da un’altra angolazionequella del piacere di stare a tavolao meglioal tavolino. «Sicuramente è un modo imperativo e poco rispettoso delle esigenze dell’ospite - osserva. In un bar o in una pasticceriail momento del caffè dovrebbe essere un piccolo spazio di piacere e relaxSe diventa cronometratosi perde il senso stesso dell’esperienza: non ci si gode più la fragranza di una brioche o l’aroma del caffè, ma si finisce per controllare l’orologio. È un po’ come i doppi turni nei ristorantiche spesso creano più tensione che organizzazione».

A Torino polemiche per il bar con consumazione a tempo. Ma cosa dice la legge?

Alberto Presutti, maestro di bon ton dell’ospitalità

Presutti invita però - come fatto anche da Klun - a un equilibrio reciprocoperché anche il cliente ha un ruolo nel rispetto dei tempi di un locale. «Se si prende un tavolino per un caffè e si resta seduti per oreè evidente che qualcosa non funziona. Ci vuole sintonia tra chi serve e chi viene servito: può bastare un richiamo gentile del personalemagari facendo presente che ci sono altre persone in attesaNon serve un cartellobasta il buon senso e un tono cortese».

Un caffè, un tavolo, un equilibrio da ritrovare

Alla finela storia del Bar Novanta è solo l’ultima fotografia di come stiano cambiando le abitudini nei luoghi della socialità quotidianaFra smart workingconnessioni Wi-Fi e pause dilatatei bar sono diventati spazi ibridia metà tra casa e ufficioMa restano, in fondo, luoghi di ospitalità: e quellache si tratti di un pranzo o di un espressorichiede sempre equilibriomisura e un pizzico di umanità.

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