Èin arrivo una legge pensata per rafforzare la lotta all’Italian sounding, un fenomeno che continua a erodere valore e credibilità al sistema agroalimentare italiano. Ad annunciarlo, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che all’Assemblea della Cia-Agricoltori Italiani a Roma ha spiegato: «Avremo tra qualche giorno una legge importantissima che permetterà di contrastare l'Italian sounding in maniera ancora più forte, che verrà discussa dal Parlamento. È una norma sulla protezione del nostro sistema agroalimentare anche nella distribuzione. Sarà un passo avanti decisivo». Parole che aprono un nuovo fronte nel dibattito sulla tutela del cibo italiano, sempre più esposto a imitazioni globali.
’Italian sounding, infatti, non è solo una questione di nomi evocativi o di packaging furbi: è un mercato parallelo che sfrutta l’immaginario dell’Italia senza avere alcun legame con il nostro Paese. Prodotti che imitano forme, colori, ingredienti e persino racconti della cucina italiana arrivano sugli scaffali di mezzo mondo e costruiscono un’italianità di plastica che, pur non essendoci fedele, funziona commercialmente. Ed è proprio questa efficacia a renderlo così pericoloso per le filiere autentiche.
Secondo le stime di Coldiretti, l’Italian sounding costa all’Italia 120 miliardi di euro l’anno. Una cifra impressionante, che dà la misura di quanto le imitazioni pesino sulle esportazioni e sull’indotto, soprattutto considerando che i principali “taroccatori” sono Paesi industrializzati come Stati Uniti, Germania, Canada e Australia. Dove la domanda di italianità è altissima e l’offerta, spesso, è solo un’imitazione senza storia né territorio.
Il paradosso più visibile lo racconta la carbonara, forse la ricetta italiana più reinterpretata al mondo: panna in Belgio, bacon al posto del guanciale nei Paesi anglosassoni, “Romano cheese” negli Stati Uniti al posto del pecorino. Trasformazioni che il consumatore straniero percepisce comunque come italiane, alimentando un’immagine distorta della nostra cucina. Ma il vero peso dell’Italian sounding si gioca sui prodotti simbolo del made in Italy: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Mozzarella, Provolone, Gorgonzola, Asiago, Fontina e Pecorino Romano sono tra i più imitati, così come salumi come il San Daniele e la Mortadella. E il fenomeno non risparmia extravergini, conserve, salse e persino ortaggi iconici come il pomodoro San Marzano.
Il risultato è che, secondo Coldiretti, più di due prodotti agroalimentari su tre venduti nel mondo come italiani non hanno alcun legame reale con le nostre filiere. In questo scenario, la legge annunciata dal ministro potrebbe rappresentare un tassello importante, soprattutto se riuscirà a intervenire sui nodi più critici della distribuzione e del controllo delle denominazioni. Resta da capire quanto sarà efficace nel tradurre tutela normativa in protezione concreta per le imprese italiane, chiamate ogni giorno a difendere, più che un marchio, un’identità culturale e gastronomica che altrove si replica con estrema facilità.


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