Boom dei prezzi: oggi in Italia il cibo costa quasi un terzo in più rispetto al 2019. È l’Istat a dirlo, nella nota sull’andamento dell’economia diffusa nella giornata di mercoledì 10 settembre, dove si evidenzia che gli alimentari hanno registrato un balzo del 30,1% in cinque anni, pur restando sotto la media europea.

Un rincaro partito nel 2021, ma in Italia l’aumento resta più contenuto
L’aumento, spiega l’Istituto, è frutto di una dinamica esplosa tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023, seguita poi da una crescita più moderata ma persistente. «In conseguenza della forte impennata registrata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 e al successivo perdurare di una significativa, seppure più moderata, tendenza alla crescita (fenomeni che hanno riguardato l'intera Europa), i prezzi al consumo (indice armonizzato) dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche) risultano in Italia avere raggiunto a luglio 2025 un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019» si legge.
Il quadro, però, se confrontato con gli altri paesi europei, mostra come l’Italia abbia comunque contenuto meglio la fiammata dei prezzi. La media Ue segna infatti un incremento del 39,2%, mentre in Germania si è toccato il +40,3% e in Spagna il +38,2%. Solo la Francia ha fatto meglio, con un aumento relativamente minore pari al 27,5%.
Il carrello della spesa corre più dell’inflazione generale
La pressione sui prezzi alimentari ha avuto un effetto diretto anche sul cosiddetto “carrello della spesa”, che comprende cibi, bevande e beni per la cura della casa e della persona. Proprio gli alimentari, che rappresentano l’88,5% di questo paniere, hanno trascinato l’indice verso l’alto, con variazioni tendenziali passate dal 3,2% di luglio al 3,5% di agosto.

Il risultato è un differenziale d’inflazione sempre più marcato tra il carrello e l’indice complessivo dei prezzi al consumo, che risente invece della flessione degli energetici: «Si è così ulteriormente ampliato il differenziale d'inflazione tra il carrello della spesa e l'indice complessivo, quest'ultimo influenzato anche dalla dinamica degli energetici: dai 2 decimi di punto a marzo 2025 a 1,9 punti percentuali ad agosto» precisa l’Istat.
Un rincaro evidente, ma l’Italia regge meglio del resto d’Europa
Insomma, la fotografia scattata dall’Istituto mostra un’Italia alle prese con un rincaro forte, ma comunque meno pesante di quanto vissuto da gran parte d’Europa. Un dato che aiuta a contestualizzare il peso reale di ciò che tutti, al supermercato, hanno ormai sotto gli occhi.

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