È QUELLO CON LA “M” MAIUSCOLA
DALLA CRESCITA DELLE VENDITE
ALLA RINASCITA DELLE ENOTECHE

per l’estero, arrivano segnali in controtendenza al calo dei consumi.
In quantità e valore, il vino italiano che finisce nel mercato interno è la metà del totale prodotto. Un elemento ormai stabilizzato da anni e che fa del mercato tricolore, quello più importante per i produttori del Belpaese. Anche se abituati ad enfatizzare i successi dei vini italiani all’estero, il mercato domestico continua a mantenere un’importanza non solo in termini numerici, ma anche strategici.
Una buona presenza nel mercato di casa, analizzato dall’Osservatorio di Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del mondo del vino in programma con la 49ª edizione a Veronafiere dal 22 al 25 marzo (www.vinitaly.com), funziona infatti come decisivo propellente promozionale verso l’estero.
Non bisogna tacere, però, sulle difficoltà obiettive che pure caratterizzano la vendita del vino in Italia. Da un lato, un sempre maggiore assottigliamento dei consumi interni pro capite, ormai avviati a raggiungere una quota inferiore ai 30 litri all’anno, dall’altro la situazione ancora delicata dell’economia complessiva con influssi negativi anche sul mondo del vino.

Resta comunque il fatto che negli ultimi cinque anni le vendite di vino in Gdo, che ormai veicola il 75% delle bottiglie vendute in Italia, sono calate. Si tratta di quel vino dai margini ristretti, che costa dai 3 euro in giù e che rappresenta l’80% delle vendite della Gdo. Ed anche in questo caso, visto che i volumi non crescono e non cresceranno, sarà sensato cercare di trasferire più valore in quello che si vende, seguendo logiche di qualità e non di quantità, investendo in comunicazione e marketing.
Proprio in questa debolezza della Gdo, s’innesca la rinascita del canale vendita delle enoteche, che sfrutta da un lato la crescita in Italia delle vendite di vini di qualità e dall’altro la possibilità di offrire vendite differenziate, contatto diretto con i produttori, attraverso iniziative costruite ad hoc e una maggiore propensione alla customer satisfaction.

Le enoteche già si sono adattate ed evolute, puntando su nuovi servizi, come quello ai ristoranti che chiedono poche bottiglie ma in pronta consegna. In generale le enoteche sanno rispondere meglio alle esigenze di un consumatore che, spaesato dall’enorme offerta della Gdo, trova nel personale professionalità e consigli. Anche perché, in Italia, solamente un consumatore su dieci ha le conoscenze per orientarsi in autonomia davanti ad uno scaffale di etichette.
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