I servizi nel cloud sono
sempre più di moda.
Ecco un’ottima guida targata PcProfessionale
Ecco un’ottima guida targata PcProfessionale
Locale e
remoto, hard disk oppure cloud: la maggior parte degli utenti di computer e
dispositivi mobili ha accesso ad una notevole varietà di opzioni quando si
tratta di decidere come memorizzare e condividere informazioni, file e
documenti di qualsiasi genere.
Negli ultimi tempi il mercato si è consolidato e stabilizzato: alcuni nomi storici hanno abbandonato il settore oppure hanno cambiato il loro modello di business, mentre i giganti del settore IT hanno acquisito sempre più peso grazie alla “forza bruta” della loro disponibilità di risorse.
Negli ultimi tempi il mercato si è consolidato e stabilizzato: alcuni nomi storici hanno abbandonato il settore oppure hanno cambiato il loro modello di business, mentre i giganti del settore IT hanno acquisito sempre più peso grazie alla “forza bruta” della loro disponibilità di risorse.
Dal punto di vista funzionale,
ciascuno dei principali servizi di storage ha assunto una fisionomia ben
precisa, abbinando alle funzioni di base alcuni strumenti specifici, capaci di
differenziarlo dalla concorrenza e offrire soluzioni pensate per soddisfare le
esigenze di specifiche categorie di utenti. Analizzeremo le offerte dei
principali attori di questo mercato, scoprendone i punti di forza e le
caratteristiche più importanti.
Con la distribuzione del Fall
Creators Update, Microsoft ha ripristinato una funzione di OneDrive che era
stata inizialmente implementata ai tempi di Windows 8, per poi essere
accantonata nei primi anni di vita di Windows 10. Si tratta dei segnaposto, una
tecnologia che permette di visualizzare il contenuto delle cartelle sincronizzate
anche se i file non sono presenti sull’hard disk locale e quindi non occupano
spazio. Ai tempi della sua prima introduzione era una novità esclusiva, mentre
ora questa funzione è offerta, seppur con denominazioni e dettagli tecnici
leggermente differenti, dalla maggioranza dei provider. OneDrive rimane
comunque l’unico servizio a proporre i segnaposto per tutti gli utenti (con
computer Windows 10 aggiornati); i concorrenti, invece, offrono questa funzione
soltanto agli abbonati a pagamento. Ma non si tratta soltanto di una scelta di
carattere commerciale: i segnaposto, infatti, diventano sempre più utili al
crescere della quantità di dati memorizzata nel cloud e sincronizzata in
locale.
Dopo un periodo di sviluppo
tumultuoso, le offerte dei provider di cloud storage si sono allineate. Gli
account gratuiti sono limitati a qualche Gbyte di dati, che possono essere
sincronizzati senza troppi problemi anche in toto, evitando le piccole
complicanze nella gestione dei file introdotte dai segnaposto. Ma le differenze
tra i vari servizi non sono limitate soltanto all’accesso a questa funzione:
nel corso degli ultimi mesi, infatti, tutti i principali attori del settore
hanno imboccato strade diverse per differenziare la propria proposta e offrire
ai potenziali clienti strumenti più ricchi e originali. L’offerta è ormai così
variegata che il semplice cloud storage è soltanto una parte (a volte la meno
rilevante) di un pacchetto più ampio: un esempio eclatante è quello di
OneDrive.
Microsoft propone un semplice
incremento dello spazio a disposizione degli utenti (2 euro al mese per passare
da 5 a 50 Gbyte), ma con 7 euro al mese si può invece acquistare un abbonamento
Personal a Office 365, che incrementa lo spazio disponibile fino a 1 Tbyte, ma
soprattutto include anche l’accesso alle applicazioni principali della suite
Office per un computer, uno smartphone e un tablet. Il prezzo è paragonabile a
quello dell’offerta Plus di Dropbox (8,25 euro al mese per 1 Tbyte), ma oltre
allo spazio di storage gli utenti hanno accesso all’intera piattaforma Office
di Microsoft. La scelta del provider di storage non può più prescindere dalla
valutazione complessiva sulla piattaforma e gli strumenti messi a disposizione,
per individuare quelli più adatti alle necessità personali.
Come vedremo, l’offerta di strumenti
e funzioni dedicate alla memorizzazione remota dei file è ormai molto stabile e
matura: i servizi principali hanno raggiunto un punto di equilibrio in cui le
funzioni più importanti sono patrimonio comune. Gli utenti possono quindi
decidere di passare da un provider all’altro con la ragionevole certezza di
mantenere tutte le loro abitudini e di ritrovare (magari con qualche piccola
differenza nell’implementazione) gli strumenti che utilizzano nel lavoro
quotidiano.
Una notevole spinta all’adozione dei
servizi di storage online è venuta anche dalla diffusione dei dispositivi
mobile, come smartphone e tablet: questi file system remoti hanno rappresentato
per anni una brillante scorciatoia per superare le limitazioni nell’accesso e
nella gestione dei file da parte dei sistemi operativi mobile e nello stesso
tempo per avere sempre a disposizione tutti i documenti più importanti senza
doverli mantenere memorizzati in modo permanente nella limitata memoria di
massa di questi dispositivi.
Quattro opzioni
In questo articolo abbiamo scelto di
concentrare l’attenzione sulle proposte di quattro servizi principali: Dropbox,
Google Drive, OneDrive di Microsoft e il più recente Sync. Nato nel 2011,
questo servizio si è contraddistinto per un approccio rigoroso alle tematiche
relative alla sicurezza dei dati e alla privacy degli utenti; la sua
infrastruttura è cresciuta negli ultimi tempi, grazie anche al successo dovuto
all’attenzione nei confronti delle problematiche relative alla sicurezza delle
informazioni memorizzate nel cloud, e l’offerta è paragonabile, per struttura e
funzioni, a quella dei principali attori del settore. Infine non potevamo
trascurare un provider di grande importanza, che però ha strutturato la sua
offerta in modo diverso rispetto ai concorrenti: Amazon Drive è un servizio
destinato ai soli utenti Prime (tecnicamente, quindi, non offre una
sottoscrizione gratuita), ma propone una struttura di prezzi competitiva e si
integra in maniera perfetta con gli altri servizi premium del gigante del
commercio elettronico.
Non tutti, però, necessitano di un
servizio così ricco per la memorizzazione e la condivisione dei file: molti
cercano soltanto una soluzione semplice, veloce e affidabile per scambiare
documenti (spesso di dimensioni non trascurabili) con amici, parenti, colleghi
o clienti e fornitori. Anche in questo caso, una sponda nel cloud può essere la
risposta più efficace alle esigenze degli utenti; basta sfruttare uno dei
servizi di memorizzazione temporanea dei file che spesso non richiedono neppure
una registrazione. Scopriremo anche in questo caso quali sono gli attori
principali in questo settore e come sfruttarne al meglio le funzioni, sia
accedendo direttamente alle loro interfacce (spesso basate sul Web) sia
integrandole all’interno di altre applicazioni.
Scambiare file
I tradizionali servizi di cloud
storage offrono tutti gli strumenti per condividere singoli file e intere
cartelle con altri utenti, spesso senza bisogno che si iscrivano al servizio.
In genere l’utente può generare un link di condivisione e comunicarlo agli
interlocutori, che potranno visitarlo con un browser per visualizzare o
scaricare i file. I servizi più evoluti consentono di impostare password per
proteggere i contenuti (altrimenti chiunque venga a conoscenza del link può
scaricare i file), decidere una data di scadenza oltre la quale il link non
funzionerà più, verificare chi ha scaricato i file e altro ancora.
Ma le limitazioni di spazio degli account gratuiti e le complessità legate
alla registrazione o all’autenticazione degli utenti ha favorito la nascita di
una diversa tipologia di servizi di storage remoto, pensati per fornire un
semplice punto d’appoggio in cui memorizzare i file che devono essere scambiati
con altri utenti, spesso senza neppure bisogno di registrarsi o di
autenticarsi. Questi servizi sono un’alternativa più moderna agli allegati di
posta elettronica, specialmente quando la dimensione dei file da inviare supera
una certa soglia.
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