Musei italiani pronti a voltare pagina
Tra i 20 nuovi direttori, 7 stranieri
La riforma del Ministro Franceschini si prepara a rivoluzionare il sistema di gestione dei musei
italiani. Suscita polemiche la decisione che riguarda la nomina dei direttori, tramite bandi internazionali
italiani. Suscita polemiche la decisione che riguarda la nomina dei direttori, tramite bandi internazionali
Il sistema di gestione dei musei italiani volta pagina e accoglie molte novità grazie alla riforma introdotta dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini (nella foto). A partire dalla nomina dei direttori dei 20 principali musei italiani, tramite un bando internazionale. Tra questi, 7 sono stranieri: tre tedeschi, due austriaci, un francese e un britannico; un fatto mai successo prima. Sono 4 gli italiani che rientrano dall'estero; 10 in totale le donne nominate.
Questi i risultati in evidenza della riforma Franceschini, che ha suscitato non poche polemiche. Non sono in pochi a sostenere che sia uno scandalo affidare la direzione di parte del patrimonio artistico e culturale italiano a degli stranieri.Vittorio Sgarbi per primo: «La scelta di fare un concorso per i direttori dei principali venti musei italiani - sostiene Sgarbi - è un atto politico pericoloso che il ministro pagherà. È solo un’operazione d’immagine».
Contrari anche i rappresentanti della Lega e del Movimento 5 Stelle, che hanno sfoderato tesi campanilistiche a sfavore di queste nomine, dimenticando forse che decine di italiani occupano ruoli prestigiosi in musei stranieri. Senza contare che i musei italiani gestiti da italiani, soprattutto negli ultimi anni, hanno registrato cifre più che deludenti.
Non dimentichiamo che i musei italiani soffrono di mancanza di mezzi e di personale, di problemi strutturali e di rigidità burocratiche e sindacali. Forse una gestione dal sapore internazionale farà solo che bene ai nostri musei
La riforma prevede inoltre che ogni museo avrà uno statuto, che definirà l’identità del museo e stabilirà regole certe per ogni istituto, una contabilità trasparente, ovvero un documento contabile che permetterà di rendere chiaro a tutti quanto ogni istituto riceve in termini di risorse e come lo spende. Grande spazio sarà dato ai servizi al pubblico (bookshop, caffetteria, ristorante ecc.), alle attività per raccogliere fondi, all'educazione e alla ricerca.
I più grandi musei pubblici italiani, si articoleranno in aree di professioni: accanto al direttore dovrà essere nominato un curatore e conservatore delle collezioni che si occupi anche di fare ricerca, nonché un responsabile dei rapporti con il pubblico responsabile anche del reperimento dei fondi e del marketing, un responsabile dell’amministrazione, un altro per allestimenti e sicurezza.
Questi i risultati in evidenza della riforma Franceschini, che ha suscitato non poche polemiche. Non sono in pochi a sostenere che sia uno scandalo affidare la direzione di parte del patrimonio artistico e culturale italiano a degli stranieri.Vittorio Sgarbi per primo: «La scelta di fare un concorso per i direttori dei principali venti musei italiani - sostiene Sgarbi - è un atto politico pericoloso che il ministro pagherà. È solo un’operazione d’immagine».
Contrari anche i rappresentanti della Lega e del Movimento 5 Stelle, che hanno sfoderato tesi campanilistiche a sfavore di queste nomine, dimenticando forse che decine di italiani occupano ruoli prestigiosi in musei stranieri. Senza contare che i musei italiani gestiti da italiani, soprattutto negli ultimi anni, hanno registrato cifre più che deludenti.
Non dimentichiamo che i musei italiani soffrono di mancanza di mezzi e di personale, di problemi strutturali e di rigidità burocratiche e sindacali. Forse una gestione dal sapore internazionale farà solo che bene ai nostri musei
La riforma prevede inoltre che ogni museo avrà uno statuto, che definirà l’identità del museo e stabilirà regole certe per ogni istituto, una contabilità trasparente, ovvero un documento contabile che permetterà di rendere chiaro a tutti quanto ogni istituto riceve in termini di risorse e come lo spende. Grande spazio sarà dato ai servizi al pubblico (bookshop, caffetteria, ristorante ecc.), alle attività per raccogliere fondi, all'educazione e alla ricerca.
I più grandi musei pubblici italiani, si articoleranno in aree di professioni: accanto al direttore dovrà essere nominato un curatore e conservatore delle collezioni che si occupi anche di fare ricerca, nonché un responsabile dei rapporti con il pubblico responsabile anche del reperimento dei fondi e del marketing, un responsabile dell’amministrazione, un altro per allestimenti e sicurezza.
iTALIAATAVOLA
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