domenica 1 luglio 2018

L’interstizio entra nei libri di anatomia


L’interstizio 
entra
nei libri 
di anatomia

Scienziati americani svelano l’esistenza di un nuovo organo. È il più grande del corpo umano e probabilmente è alla base dell’efficacia dell’agopuntura

Rivoluzione nell’anatomia moderna: esiste un organo finora sconosciuto alla scienza: si chiama interstizio. Ma non lo dobbiamo immaginare come tutti gli altri, confinato in una zona specifica del corpo e con una dimensione ben determinata. In realtà, è diffuso in ogni angolo del nostro organismo: sotto la pelle, nei tessuti che rivestono i polmoni, l’apparato digerente, i vasi sanguini e i muscoli. Non è altro che una fitta rete di tessuti interconnessi e pieni di liquido, presente in quasi tutti gli apparati dell’organismo umano. Una caratteristica dell’anatomia umana precedentemente sconosciuta, con implicazioni che coinvolgono, appunto, la funzionalità di tutti gli organi e della maggior parte dei tessuti, ma anche i meccanismi di moltissime malattie. Incluso il cancro, di cui potrebbe contribuire a spiegare la diffusione. Pubblicato su Scientific Reports, il nuovo studio condotto alla Nyu School of Medicine rivela che questi “strati” del corpo, a lungo considerati semplici tessuti connettivi, sotto la superficie della pelle o a rivestimento del tubo digerente, dei polmoni, del sistema urinario, muscolare e ancora dei vasi sanguigni, sono invece compartimenti interconnessi e pieni di liquido. 

Supportati da un reticolo di proteine forti (collagene) e flessibili (elastina), possono agire come ammortizzatori per impedire ai tessuti di lacerarsi mentre organi, muscoli e vasi esplicano la loro funzione quotidiana.
A detta dei ricercatori, il fluido contenuto all’interno dell’interstizio – e il relativo movimento – potrebbe spiegare perché i tumori si diffondono così velocemente quando invadono tale organo. Pare infatti che esso sia in qualche modo drenato dal sistema linfatico e, più probabilmente, la sorgente da cui nasce la linfa vitale per il funzionamento delle cellule immunitarie che generano l’infiammazione. Le cellule che vivono nell’interstizio mutano con il passare degli anni e, probabilmente, contribuiscono alla comparsa di rughe, di malattie infiammatorie, all’irrigidimento delle articolazioni e ai fenomeni di sclerosi e fibrosi. In due parole, tutto ciò che è legato al processo di invecchiamento. “Questa scoperta ha il potenziale di portare a enormi progressi nella medicina, grazie al fatto che l’analisi diretta del liquido interstiziale potrebbe diventare un potente strumento diagnostico”, evidenzia il co-autore Neil Theise, professore nel dipartimento di Patologia della Nyu Langone Health.
Un’altra ipotesi è correlata all’agopuntura. Una scienza antichissima utilizzata con successo persino ai giorni nostri, mai compresa appieno dai ricercatori moderni. Tuttavia, la presenza di un reticolato di proteine che sostiene l’interstizio, potrebbe essere in grado di generare correnti elettriche durante il loro ripiegamento. Forse è questo – ipotizzano gli scienziati – il meccanismo che sta dietro all’efficacia di questa tecnica millenaria.
Il motivo per cui l’interstizio è rimasto nell’ombra fino ai giorni nostri, nonostante le numerose ricerche scientifiche, è che parte di quest’organo era stato etichettato come tessuto connettivo. In realtà i metodi tradizionali che utilizzavamo per studiarlo – come l’esame al microscopio – non ci consentivano di vederlo come, in realtà, è davvero. Si pensava, infatti, che potesse trattarsi di un semplice tessuto denso e compatto. Per fortuna, oggi la scienza ha a disposizione anche tecniche e strumentazioni innovative come la endomicroscopia confocale laser (CLE). Si tratta di un nuovissimo prodotto nato allo scopo di visualizzare le immagini della mucosa gastrointestinale in tempo reale e ad alta magnificazione. Attraverso questo, si possono vedere i tessuti vivi direttamente dentro il corpo, senza dover fare prima un prelievo.

Pnorama Edit

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