“Doggy bag” e multe
da 500mila euro:
la lotta della Spagna
allo spreco alimentare. E in Italia?
Entro il 2023 Madrid vuole lanciare un enorme piano anti-spreco che coinvolgerà l'intera catena della produzione alimentare, dalle fabbriche ai ristoranti, passando per i supermercati. In Italia, dove in media si gettano 27,5 chilogrammi di cibo a testa, ancora si attende una svolta legislativa
Parte dalla Spagna la lotta allo spreco alimentare. Il Paese iberico, su iniziativa del ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione Luis Planas, ha infatti intezione di mettere in campo entro il 2023 un imponente piano anti-spreco che coinvolgerà l'intera rete della catena alimentare, partendo dalle fabbriche e fino ai ristoranti, passando dai supermercati.
L'ambizione del Governo spagnolo è di fare scuola a livello europeo, Italia compresa. Nel nostro Paese, pur potendo contare su un'attenzione particolare sul tema, dal punto di vista legislativo siamo fermi al 2016. Troppo poco per un tema così delicato.
Spreco alimentare, un problema comune
Prima di addentrarci nei dettagli della proposta spagnola, è necessario comprendere la portata del problema. Secondo i dati del 2021, un italiano butta circa mezzo chilo di cibo alla settimana (529 grammi). Un dato virtuoso, pur nella sua negatività. I numeri dello spreco alimentare sono infatti inquietanti. Negli Stati Uniti significano 1,403 chilogrammi settimanali di cibo che finisce nella spazzatura, in Cina 1,153, in Canada 1,144, in Germania 1,081. Restano sotto il chilo: Gran Bretagna (949 grammi), Spagna (836) e Russia (672).
A livello economico, per interderci, lo spreco alimentare in Italia vale 6 miliardi e 403 milioni di euro e sfiora i 10 miliardi l’intera filiera dello spreco del cibo in Italia. Inoltre, se a quanto precede si sommano le perdite nei settori produzione, commercio e distribuzione (pari a 3.284.280.114 euro) i numeri sono preoccupanti. Invece in peso, significa che sono andate sprecate 1.661.107 tonnellate di cibo in casa; queste diventano 3.624.973 se si includono le perdite e gli sprechi di filiera.
Piano anti-spreco spagnolo: ecco come funziona
Tornando al presente, la proposta spagnola è parecchio stringente e introduce, oltre a sanzioni pesanti, anche novità interessanti e facilmente replicabili.
Le aziende, per esempio, dovranno prevedere corsi di formazione del personale e promuovere accordi di collaborazione con realtà sociali, come ONG e banchi alimentari, garantendo la tracciabilità e con l'obbligo di destinare tali prodotti solo alla donazione (sarà vietata la commercializzazione). La mancanza del piano di prevenzione antispreco nelle aziende in Spagna sarà punibile con multe da 2mila a 60mila euro, che in caso di recidiva possono arrivare a 500mila euro.
Il Governo propone poi ai supermercati e in generale ai negozi alimentari la creazione di linee di vendita per prodotti "brutti, imperfetti e poco attraenti". Il tema degli inestetismi del cibo incide infatti in maniera importante sugli sprechi.
I ristoranti invece dovranno obbligatoriamente dotarsi di "doggy bag", un contenitore di materiale riciclabile che permetta ai clienti di portare a casa ciò che non è stato terminato al tavolo.
La gerarchia del cibo
C'è persino una gerarchia del cibo che le aziende dovranno seguire. L'ordine prevede al primo posto il consumo umano, poi la trasformazione in altri prodotti alimentari, per esempio marmellate. A seguire, la trasformazione in mangime per animali e infine l'utilizzo come compost o come combustibile.
La situazione in Italia
In Italia nel 2014 fu inaugurata la prima giornata della prevenzione dello spreco, grazie al progetto Last Minute Market nato con uno spin off dell’Università di Bologna nel 1998. Se si esclude la legge di bilancio del 2018, che stabilì specifiche agevolazioni fiscali per le donazioni, l'ultimo atto legislativo risale al 2016. È la Legge Gadda (Legge n.166 del 2016), che introduce il tema dell’economia circolare, strutturando il sistema di redistribuzione delle eccedenze e dei beni inutilizzati per fini di solidarietà sociale.
Qui si inserisce la differenza sostanziale tra l'attuale situazione italiana e la nuova visione spagnola. La Legge Gadda punta infatti molto sull'educazione alimentare nelle scuole e in generale sulla comunicazione, nel tentativo di promuovere progetti ad hoc, ma poco fa dal punto di vista formale, soprattutto nell'ambito della produzione, punto di partenza invece della proposta spagnola.
La speranza, in questo senso, è che l'esempio della Spagna possa essere seguito a livello europeo. Il tema è centrale e per capirlo basta un numero, fornito da Coldiretti. Tagliando gli sprechi alimentari delle famiglie italiane sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola di 3,2 milioni di persone indigenti.
Intanto nel Regno Unito...
Nel frattempo un'interessante novità sul fronte anti-spreco arriva dal Regno Unito. Waitrose, catena che gestisce oltre 300 supermercati, ha deciso di togliere la data di scadenza da circa 500 prodotti freschi, soprattutto frutta e verdura preconfezionata. Spetterà dunque ai singoli consumatori valutare di volta (e in totale sicurezza) la commestibilità dei cibi in questione.
Waitrose, come racconta il Corriere, segue quanto già fatto da Tesco nel 2018 e alcune settimane fa da Marks & Spencer.
«Usando tutto il cibo fresco che abbiamo nelle nostre case, possiamo risparmiare sulla spesa settimanale, che sta diventando una preoccupazione sempre più pressante per molti», ha commentato Marija Rompani, direttrice Sostenibilità ed Etica alla John Lewis Partnerhsip, la compagnia che controlla Waitrose. Iat
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