Affitti brevi, 40 giorni per un Cin.
Ma quasi la metà
delle strutture è senza
Dal 1° gennaio 2025, le strutture ricettive dovranno dotarsi del Codice identificativo nazionale (Cin), ma molte non sono ancora pronte: solo il 60% ha ottenuto il codice, con differenze tra le varie regioni italiane. A preoccupare il fatto che un terzo dei proprietari non sapesse di questo obbligo, mentre alcuni dichiarano di voler proseguire in violazione delle norme
Tra poco più di un mese, il 1° gennaio 2025, scatterà l'obbligo di possedere, per i proprietari di immobili destinati agli affitti brevi, il Cin, il Codice identificativo nazionale. Una norma che ha già subito diversi rinvii e che oggi è stata osservata da circa il 60% delle strutture. Significa cioè, che quasi la metà della platea delle strutture registrate non è ancora pronta quando all'anno nuovo mancano 42 giorni. E anche il censimento delle strutture potrebbe non riuscire ad abbracciare completamente la totalità delle strutture.
Cin, un'implementazione difficoltosa
I titolari o gestori delle strutture turistico-ricettive, sia alberghiere che extralberghiere sono tenuti a dotarsi del Cin entro il 1° gennaio 2025. Lo stesso obbligo si applica ai locatori di unità immobiliari destinate alla locazione per finalità turistiche, inclusi coloro che operano nell'ambito delle locazioni brevi, seguendo quanto stabilito dalla normativa nazionale e regionale. È importante sottolineare che il Cin non sostituisce il codice regionale o provinciale: le normative locali continuano a essere valide, e il relativo obbligo di esposizione rimane in vigore. Pertanto chi è sprovvisto di codice regionale o provinciale dovrà prima dotarsi di questo e poi richiedere quello nazionale, dato che sarà obbligatorio esporre entrambi i codici.
Il Cin, che doveva entrare in vigore il 1° settembre e successivamente il 1° novembre, è stato ulteriormente rinviato al 2025, ma per le strutture rimane una corsa contro il tempo. Molte di loro lamentano infatti tempi lunghi per il rilascio dello stesso. Il Cin, come detto, dovrà essere esposto sia negli annunci online che nelle strutture stesse. Chi non rispetterà questa norma rischia multe fino a 8.000 euro per i proprietari e 5.000 euro per chi pubblicizza l'immobile senza il codice. Inoltre, i proprietari dovranno comunicare i dati degli ospiti entro 24 ore e adottare dispositivi di sicurezza. come rilevatori di gas e estintori, e la violazione delle norme relative alla gestione imprenditoriale degli affitti.
Cin, la situazione oggi
Benché manchino poco più di 40 giorni all'entrata in vigore della norma sul Cin, poco meno del 60% delle strutture è già in regola con l'ottenimento dello stesso. Secondo i dati forniti dal Ministero del Turismo, infatti, a oggi sono 339.258 i Cin rilasciati. Un numero che copre il 59,87% delle 566.676 strutture registrate. Ne consegue che quasi la metà di queste strutture ne è ancora privo. La situazione, però, è variegata. Se Basilicata e provincia autonoma di Bolzano hanno adesioni superiori all'80% (rispettivamente l'81,7% e l'83,88%), in altri territori si è ancora lontani: in Puglia il dato copre la metà (50,61%), in Friuli Venezia-Giulia le registrazioni sono ferme addirittura al 36,78%.
Cin, una strada ancora lunga
Secondo un'indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat a ottobre, il 33% degli intervistati ha detto di non essere a conoscenza di quest'obbligo. Nell'occasione, il 44% dei proprietari non aveva ancora richiesto il Cin, mentre il 33% aveva presentato domanda senza averlo ancora ricevuto: di fatto circa un titolare su cinque era già in regola prima del 1° novembre. Si spiega anche così la proroga decisa dal Ministero.
Solo il 60% delle strutture si è già dotata del CinTra coloro che non erano ancora in possesso del Cin, il 30% di farlo a breve, mentre il 38% vuole prima informarsi. Inoltre, il 9,3% dei proprietari ha dichiarato che smetterà l'attività e il 6% che continuerà, ma senza dotarsi del codice, di fatto agendo al di fuori della legge ed esponendosi alle sanzioni.
Cin, caos sui numeri
È chiaro che l'indagine restituisce una fotografia che va interpretata: intanto perché c'è un delta tra le strutture e i proprietari (che possono possederne più di una) e potrebbe abbracciare anche quelle strutture che non operano come strutture ricettiva a tutti gli effetti, uno dei problemi del comparto.
Quel che rimane, in ogni caso, sono dubbi e timori da parte di molti proprietari. Tra chi non sa ancora di questo obbligo e chi sceglie deliberatamente di ignorarlo, c'è chi è alle prese con una corsa contro il tempo per adeguarsi alle nuove normative che prevedono più del semplice (anche se spesso così semplice non è) iter burocratico. E che a poco più di un mese dall'entrata in vigore del Cin il 40% delle strutture ne sia sprovvisto apre una serie di riflessioni su una norma che era stata pensata per garantire maggiore trasparenza e facilitare i controlli tutelando gli operatori del settore e che invece sta generando sempre più confusione.
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