Fra le novità delle prime decisioni del Governo Meloni spicca l’innalzamento da 600 a 3mila euro della soglia dei fringe benefit esentasse con cui le aziende, anche quelle piccole come bar o ristoranti, possono aumentare il reddito dei dipendenti a fine anno senza avere oneri aggiuntivi. Di fatto si tratta di un “bonus” (anche se la parola non piace alla destra di Governo) con cui le imprese “possono”, se ne hanno la possibilità, dare un supporto ai dipendenti a fronte degli aumenti del costo della vita. Finora fra i costi che l’azienda poteva sostenere senza pagare tasse o contributi previdenziali come sullo stipendio, c’erano i buoni pasto, le auto aziendali o i cellulari (sempre fino a un tetto di 600 euro). Da quest’anno si potranno invece pagare anche le utenze domestiche di luce e gas. Un’assoluta novità!
Fringe benefit, come funzionano per bar e ristoranti
Ovviamente la condizione primaria perché un’azienda possa aumentare in parte il reddito dei dipendenti è che ci sia un andamento positivo che abbia generato un utile consistente che, di fatto, può essere in parte girato ai dipendenti. Non può ovviamente essere un obbligo dell’impresa distribuire dei fringe benefit, né è diritto dei lavoratori averlo.
I dipendenti, immaginiamo un cameriere o un cuoco, possono quindi richiedere al gestore se possono avere o se hanno meritato un fringe benefit e qualora ci fosse una riposta positiva, le modalità che propone la legge sono due:
- il rimborso delle spese già sostenute dal lavoratore dipendente, che prevede ovviamente il fornire ai vertici le fatture più recenti,
- oppure il pagamento diretto da parte dell’azienda delle successive bollette di acqua, luce e gas (non solo per le abitazioni private, ma anche per le utenze condominiali).
La decisione spetta al datore di lavoro.
Tempi stretti per ottenere il "bonus"
Il termine massimo fissato dalla normativa è il 12 gennaio 2023, sia per quanto riguarda le fatture emesse entro il 31 dicembre 2022, sia per quelle emesse successivamente ma comunque riferenti ai consumi avvenuti l’anno prima. Le spese “coperte” possono essere quindi solo quelle sostenute nel corso del 2022. Non si può andare oltre e questo potrebbe creare qualche problema, soprattutto alle piccole imprese che a fine dicembre non hanno magari ancora l’esatta percezione di come sia andato l’anno e quale potrà essere, o meno, l’utile conseguito, da cui dipende di fatto la disponibilità economica a cui attingere per i fringe benefit.
Le somme erogate con i fringe benefit non fanno in ogni caso parte della retribuzione, sono nette, quindi non soggette a prelievo fiscale ma nemmeno concorrono alla creazione di contributi e quindi non generano un aumento dell’assegno pensionistico futuro. italiaatavola
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