sabato 26 luglio 2014

TURISMO ETICO: IMPARIAMO A VIAGGIARE

Turismo etico: impariamo a viaggiare!

Pubblicato su Il turismo che nessuno vi ha mai raccontato,IN EVIDENZA,Turismo responsabile
Il turismo è diventato oggigiorno un’industria molto potente e ‘massificata’, caratteristica questa c
he rappresenta un risvolto negativo se si pensa alla spersonalizzazione che sta subendo il
mondo dei viaggi. Fare ‘foto da cartolina’ sta diventando più importante che conoscere e rispettare la cultura locale e i luoghi visitati. Ad ogni modo, negli ultimi tempi, sta prendendo piede un nuovo modo di viaggiare che sta riscattando questa versione massificata e spersonalizzata del turismo. Il turismo etico, per l’appunto.
Furono gli inglesi ad “inventare” il turismo, quasi senza rendersene conto, all’inizio del secolo scorso: la rivoluzione industriale, oltre al fumo, aveva prodotto anche maggiore ricchezza e tempo libero che, alcuni privilegiati, potevano sfruttare come meglio credevano.


turismo etico
I primi turisti? A loro insaputa…
Fu così che gli studenti inglesi di alto rango, iscritti alle più prestigiose università del Paese, come Cambridge ad esempio, si lanciarono in anni di viaggi e avventure in giro per l’Europa.
Questi studenti itineranti avevano dato vita, senza che lo sapessero, ai primi turisti.
Sono trascorsi diversi lustri, guerre mondiali, crisi economiche e negli anni ’50, quando gli americani avevano già posto le basi per l’egemonia globale, hanno sfruttato le prime linee aeree transatlantiche in grado di raggiungere l’Europa impoverita e dove il dollaro era molto forte, per attraversare l’oceano e dare il via al prototipo del turismo di massa, cioè l’idea del viaggio di piacere che è di origine piuttosto recente.
Viaggiare, storicamente, è stato un veicolo per commerciare, trafficare, fuggire, conquistare e per altre svariate attività umane che niente avevano a che vedere con il lanciarsi in una spiaggia a comprovare il passare del tempo… Mai si era pensato potesse essere anche un modo per rilassarsi e divertirsi…
Persino se analizziamo il verbo ‘ to travel’ (viaggiare, in inglese) possiamo rinvenirvi la sua radice francese, dal termine ‘travail’ (lavoro). E non è inusuale sentir dire, a tal proposito, che al ritorno dal nostro periplo abbiamo bisogno di un tempo libero per riposarci dalle ferie.
Una volta rientrati dalle vacanze, paradossalmente, si ha bisogno di un periodo di riposo per riabituarsi alla routine, come se le vacanze fossero state anch’esse, in un certo senso, un’occupazione faticosa, come un’estensione delle nostre giornate lavorative…


Oggi è un settore trainante dell’economia
Attualmente, il turismo è uno delle attività economiche più importanti del pianeta. Nel 2010 il turismo internazionale ha generato entrate per 919mila milioni di dollari e non finisce qui: gli aeroplani sono sempre più grandi e più rapidi, le crociere si sono ormai convertite in città galleggianti, dei veri e propri resorts in cui una settimana di permanenza non è più sufficiente per percorrerli tutti, e vi    è la certezza che ormai davvero pochi posti al mondo rimangano esenti da un turista con macchina fotografica al collo.
Ma cosa cerchiamo quando siamo in viaggio? Perché viaggiamo? Il turismo tradizionale propone il viaggio come un percorso faticoso attraverso i luoghi che ‘vale la pena vedere’. In questo modo, il turista sa già in anticipo quello che c’è da vedere grazie alle guide che propongono percorsi e itinerari e che fanno venire l’ansia se non riusciamo a spuntare sulla lista tutti i posti che ci siamo prefissati di vedere.
Quanto a quelli che viaggiano in regioni lontane, generalmente in gruppo, per fare provvista di sole e immagini, troveranno solo quello che si aspettavano di trovare: alberghi stranamente simili a quelli frequentati negli anni passati, in altre parti del mondo, stanze con tv per vedere i programmi della CNN, e “per i più avventurosi, alcuni leoni del Kenya fedeli all’appuntamento della guida, alcuni fenicotteri rosa, qualche balena argentina… “, continua l’etnologo francese Marc Augé nel suo libro “il viaggio impossibile”.
Un grande titolo che dà conto del fenomeno attuale di questo “viaggio di scoperta” che non potremmo mai fare, perché, secondo Augè, il viaggio è ormai diventato il perseguimento di
esperienze immaginarie preventivamente assicurate.


Meglio viaggiare che fare i turisti 
sempre in posa per Facebook
La gente, oggigiorno, si reca nei luoghi emblematici per dire, specialmente ora attraverso i social network, che il giorno X si trovava lì, per fare riprese a distanza ravvicinata con la propria telecamera, come se 84 foto non siano sufficienti a confermare che la Torre Eiffel è proprio quella che compare nel monitor.
I più avventurosi, invece, vanno fino in Amazzonia per incontrare delle persone comuni travestite da indigeni e impegnati nelle cosiddette ‘Danze ancestrali’, anziché scoprire la comunità autoctona, già quasi del tutto rimossa da quei luoghi. E si può star seduti in un piccolo centro benessere ad ascoltare musica reggae, decorato di verde, giallo e rosso, senza sapere se ci si trova in Giamaica, Colombia o Thailandia…
“Ma, capiamoci bene: a viaggiare, sì, si deve viaggiare, o meglio: si dovrebbe viaggiare e non fare turismo. Il mondo, tuttavia, esiste nella sua diversità ma tale diversità ha poco a che fare con il caleidoscopio illusorio del turismo. Forse uno dei nostri compiti più urgenti è proprio quello di re-imparare a viaggiare verso i luoghi più vicini, per imparare nuovamente a vedere”, dice Augé.
Con il turismo etico si riscopre 
la vera essenza del viaggio
Si può fermare, o quantomeno arginare questo fenomeno? Se quello che vi abbiamo appena detto vi ha insinuato un certo senso colpa, non c’è da preoccuparsi perché fortunatamente esiste una ONG inglese chiamata Tourism Concern che pubblica delle guide per viaggiatori coscienti chiamate Ethical Travel Guide e che, tra le altre cose, propone alcuni consigli per evitare viaggi che “fanno venire il senso di colpa”.
perciò ci rivolgiamo a voi, viaggiatori, invitandovi a prendere nota per le prossime avventure in giro per il mondo:
1) Anzitutto cominciate a godervi il viaggio prima di partire. Pensate a quali vestiti saranno i più appropriati per la vostra presenza in quei luoghi.
2) Siate aperti. Non pensate che il modo occidentale di fare o vedere le cose sia l’unico corretto.
3) Parlate con la gente del posto, chiedendo loro cosa pensano di voi e dite loro cosa ne pensate e i vostri punti di vista.
4) Chiedete il permesso prima di scattare una foto, anche ai bambini e rispettate i loro desideri.
5) Siate giusti e cercate di dar soldi ai locali. E’ giusto contrattare il prezzo, ma spesso ciò potrebbe andare a svantaggio del commerciante.
6) Dare l’elemosina ai bambini non fa altro che incoraggiare l’accattonaggio. Una donazione ad un progetto, ad un centro di salute o ad una scuola della zona sarà molto più costruttiva.
7) Siate avventurosi, usate la vostra guida turistica solo come punto di partenza e non come l’unica fonte di informazione. Inoltre, scoprite le attrattive principali parlando con le persone del posto.
Ulteriori consigli è possibile visitare il sito: www.tourismconcern.co.uk
formazione turismo.com

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