martedì 28 ottobre 2014

FINALMENTE: ARANCIATA CON LE ARANCE



Stop in Italia all’aranciata senza arance
Sale al 20% la quantità minima di succo


Le bibite a base d'arancia vendute in Italia dovranno contenere una quantità minima di succo

d'arancia pari a 20 g per ogni 100 cm³ di prodotto. Lo prevede l'articolo 17 della legge comunitaria approvato dalla Camera. Arriva anche l'obbligo del tappo antirabbocco per i contenitori di olio nei ristoranti.
Uno storico successo per l’Italia viene dall’approvazione definitiva da parte del Parlamento dell'articolo 17 della legge comunitaria per la quantità minima di succo nelle bibite a base d'arancia che passa finalmente dal 12 al 20%, con effetti positivi per i consumatori e per i frutteti italiani. È quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per l’approvazione definitiva dell'Aula della Camera della legge comunitaria che contiene importanti norme salva Made in Italy a tavola, dallo stop all’aranciata senza arance all'obbligo del tappo antirabbocco per i contenitori di olio extra vergine di oliva serviti in tutti i pubblici esercizi per evitare frodi ed inganni.
Un epilogo positivo per la battaglia che Italia a Tavola aveva già intrapreso da tempo, contro quella norma che negli ultimi anni è stata capace di suscitare non poche polemiche, perché metteva in commercio bibite al gusto di arancia senza contenerne, tuttavia, neanche una minima percentuale: le cosiddette “aranciate senza arance”.
«È stata sconfitta la lobby delle aranciate senza arance - afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - che pretendeva di continuare a vendere acqua come fosse succo. Grazie alla nuova norma duecento milioni di chili di arance all'anno in più saranno “bevuti” dai 23 milioni di italiani che consumano bibite gassate». Una decisione che concorre a migliorare concretamente la qualità dell'alimentazione e a ridurre le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all'obesità, fenomeno in forte aumento.
Non va peraltro dimenticato l'impatto economico sulle imprese agricole, poiché l'aumento della percentuale di frutta nelle bibite potrebbe salvare oltre 10mila ettari di agrumeti italiani, con una estensione equivalente a circa ventimila campi da calcio, situati soprattutto in regioni come la Sicilia e la Calabria.
Ad oggi, per ogni aranciata venduta sugli scaffali a 1,3 euro al litro agli agricoltori vengono riconosciuti solo 3 centesimi per le arance contenute, del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione e di raccolta. Una situazione che alimenta una intollerabile catena di sfruttamento che colpisce lavoratori, agricoltori ed i trasformatori attenti al rispetto delle regole.
 Con la legge comunitaria appena approvata dal Parlamento arriva anche l'obbligo del tappo antirabbocco per i contenitori di olio extra vergine di oliva serviti in tutti i pubblici esercizi. Sulle tavole di bar, ristoranti e trattorie l’olio extravergine di oliva potrà essere servito solo in bottiglie dotate di tappo in modo da evitare allungamenti o riempiture con prodotti che non hanno nulla a che vedere con quello indicato in etichetta.
 La legge prevede anche sanzioni per chi non userà oliere con tappo antirabbocco che vanno da 1 a 8mila euro, oltre alla confisca del prodotto. Le novità non si fermano, però, al tappo antirabbocco, in quanto è prevista anche una più accentuata rilevanza cromatica rispetto all’etichettatura degli oli che sono prodotti con miscele provenienti da uno o più Stati, così da mettere in guardia il consumatore sulla diversa qualità e composizione merceologica del prodotto.
Va detto, infine, che le modifiche introdotte nel corpo della cosiddetta legge salva-olive assicurano ora una più ampia operatività, richiedendo a tutti gli organi di polizia giudiziaria un rafforzato impegno su tutti i fronti, dal controllo del traffico di perfezionamento attivo a quello delle modalità di vendita sottocosto.
«Lo stop alle oliere truccate nei locali pubblici - afferma Roberto Moncalvo - salvaguarda un prodotto base della dieta mediterranea come l’olio di oliva che offre un contributo determinante alla salute dei cittadini e rappresenta una realtà produttiva da primato nazionale, che può offrire importanti sbocchi occupazionali soprattutto nel Mezzogiorno, in cui più duramente si sta facendo sentire la crisi. È importante il fatto che, nel rispetto della normativa comunitaria, l’Italia non abbia rinunciato questa volta a svolgere il ruolo di leader nella tutela della qualità e della sicurezza alimentare in Europa».

Nessun commento:

Posta un commento