Artista di talento e creatività nell’arte pasticcera, Carmen Vecchione è una delle poche donne dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani. È una pasticciera imprenditrice, fondatrice della pasticceria e laboratorio Dolcearte ad Avellino.
Non ha mai nascosto che, oltre alla passione nel creare nuovi prodotti, ami soffiare nuova vita in quelli che percepisce come ‘statici’. «Tengo molto a che le cose mantengano la loro personalità senza per questo rimanere inerti, senza evoluzione. Ho piacere che i dolci mantengano una loro continuità nel tempo, senza però fossilizzarsi. Magari, nel frattempo, sono io che ho imparato una nuova tecnica oppure scoperto un nuovo ingrediente, e alcuni classici beneficiano di queste nuove energie. Succede che nel mio laboratorio veda dei prodotti di successo che “sento” essere pronti per un cambiamento, che può essere anche piccolo. La clientela se ne accorge sempre, e i dolci prendono subito una nuova spinta. È una cosa che mi piace moltissimo». Quella di Carmen è una filosofia profonda che svela il cuore dell’artigiano puro.
La torta che veniva dal freddo
«Uno dei prodotti su cui ho investito ricerca e studio in questo senso è una mia passione: la torta Sacher. È un dolce cui io sono particolarmente affezionata - spiega Carmen Vecchione - quando vado in montagna, con la mia famiglia e gli amici, non c’è niente che mi piaccia di più. Una bella pausa in baita per me vuol dire niente pranzo ma una bella fetta di Sachertorte, con la panna montata, per supplire alle calorie della sciata».
È proprio in una situazione simile che ha “incontrato” la Sacher per la prima volta, più di venticinque anni fa, in Trentino. Non aveva voglia di pranzare e il maestro di sci le consigliò un dolce calorico, perché l’attendevano tante ore sulle piste. Da lì, è stato amore a prima vista. «Va da sé che negli anni ho assaggiato tantissime Sacher in tutto il mondo, inclusa naturalmente quella originale di Vienna. Ne adoro il sapore, il felice contrasto tra il cioccolato e la glassa fondente, che danno un retrogusto un po’ amaro, con la confettura di albicocca, che non è crema e non è panna e ha una sua densità e identità. Non sono particolarmente golosa ma la Sacher mi ha proprio conquistata».
Più dolci, un unico grande gusto
«Negli ultimi anni mi sono trovata a riscoprire un mio antico amore, quello per i dolci da forno e da credenza: da qui l’idea e l’ispirazione per destrutturare e reinventare la Sacher, convogliandone lo spirito e i sapori in forme differenti. L’ho fatto con tanta passione, io sono così: ogni volta che riuscivo a creare un nuovo dolce che omaggiasse la Sacher, subito me ne veniva in mente un altro».
La ricerca c’è stata, anche se non è difficile, perché gli ingredienti che insieme fanno la “magia” di questo dolce sono solo due: cioccolato fondente e confettura di albicocca. «Lavorandoci con passione, oggi sono in grado di proporre almeno quattro declinazioni al “gusto Sacher”, anche assai diverse tra loro: una Sacher nella viennoiserie, sotto forma di cornetto per la colazione; una da forno; una in versione mignon; una che è in realtà un biscotto. Oltre, naturalmente, alla Sacher classica. Il lavoro fatto per immaginare e tradurre in realtà nuove versioni del dolce austriaco senza tradirne quello spirito che - all’assaggio a occhi chiusi - fa dire con certezza “Sacher”, mi ha dato moltissima carica ed energia. Questo lavoro per me soddisfa il forte richiamo al territorio e alle mie radici, che fa parte del mio DNA. Sono una donna fortunata». Siamo fortunati anche noi.
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