venerdì 19 settembre 2014

AMARONE: DAL CASO LA GRANDE SCOPERTA

Amarone: dal caso 
la grande scoperta

È affascinante costatare come la storia del genere umano e delle sue scoperte sia costellata
da una serie di casualità che, come per magia, cambiarono il corso degli eventi e dello stile di vita; gli esempi più classici sono Colombo, Newton, Stevenson etc.
È un destino simile quello che ha fatto dell'Amarone, uno dei prodotti più noti e strabilianti degli ultimi decenni. Frutto del caso, ha visto la "luce" in una cantina della Valpolicella, dove la dimenticanza umana favorì la completa fermentazione degli zuccheri in una botte di Recioto, togliendone la morbidezza e rendendolo "amaramente" imbevibile, per le idee di allora.
Chissà quale ispirazione divina o colpo di genialità fece capire a questi contadini e futuri "signori" del vino di trovarsi di fronte non a un prodotto deteriorato, bensì a un vino complesso, dall'ampio profumo, con grande possibilità di durata nel tempo. Si era passati dai toni zuccherini e fruttati, tipici di un vino da dessert, alla maestosità imponente di un vino da abbinare ai grandi piatti di carne, alla selvaggina, ai formaggi piccanti.
E così l'Amarone, sul cui futuro negli anni Ottanta ben pochi erano disposti a scommettere, ha scalato le vette delle classifiche dei vini prodotti in Italia.
Oltre dieci milioni di bottiglie, di cui 80% esportate in Europa e nel mondo, ne hanno fatto un portabandiera della cultura vinicola italiana; tanto che il giornalista S. Butchkiss, scrisse nel giugno '98: "Se la vostra esperienza vi ha insegnato che i vini italiani sono aspri, oppure insignificanti o privi di corpo, l'Amarone è pronto a farvi cambiare idea." (articolo apparso sul South China Morning Post del 26.06.1998).
L'Amarone è certamente uno dei migliori vini d'Italia, sicuramente il migliore del Nord Est.
Una cosa soltanto mancava all'Amarone (ma che comunque non toglieva nulla alle sue qualità) ed era quella "G" (di garantita) accanto alla Doc (denominazione d'origine controllata) che anche al meno importante bianco, Recioto di Soave, era stata conferita alcuni anni fa. La fascetta rosa di Docg era ormai inevitabile e non ha tardato a ornare il collo delle bottiglie di questo prezioso "nettare degli dei".
Franco Tommasi dell'omonima cantina in S.Pietro in Cariano
Per capire la particolarità di questo vino, bisogna analizzare i tre fattori che gli donano, oltre alla qualità, il pregio e la personalità: l'ambiente geo-climatico, le varietà dell'uva, l'arte dell'uomo nella vigna e in cantina.
L'AREA DI PRODUZIONE.
La Valpolicella classica è storicamente nota per l'eccellenza dei suoi vini. Nel IV sec. d.C., Cassiodoro, ministro di Teodorico, re dei Goti, descrisse un vino ottenuto dall'appassimento, chiamato "Acinatico" prodotto nella Valpolicella (il cui nome, sembra, significhi proprio terra dalle molte cantine); senza dubbio si tratta di un antenato del Recioto e dell'Amarone.
Una valle, la Policella, con caratteristiche naturali morfologiche e geologiche ben distinte: il nord montuoso, il centro collinare e al sud alta pianura.
Le pendici dei monti Lessini, posti a nord come naturale protezione della valle, sono caratterizzate da terreni di natura morenica e in parte fluvio-glaciale e rappresenta una zona enologica felicemente influenzata dal lago più esteso d'Italia, il Garda, che addolcisce il clima e crea per la vite un habitat estremamente felice.
Nicoletta Brustolon

Nessun commento:

Posta un commento