Caro spesa d’estate: meno inflazione,
più stangata su cibo
e prodotti freschi
Nonostante il rallentamento dell’inflazione generale, i prezzi dei prodotti alimentari di largo consumo continuano a crescere: aumenti significativi per pane, pasta, carne, olio d’oliva e verdura. Ad essere colpiti soprattutto le famiglie con redditi medio-bassi. Clima avverso, costi energetici e tensioni globali alimentano il caro-spesa, spingendo Governo e filiere a valutare misure di sostegno
L’estate porta caldo e vacanze, ma anche una stangata sul carrello della spesa che pesa soprattutto sui prodotti freschi, indispensabili nei mesi più caldi. Sebbene l’inflazione generale in Italia mostri segnali di rallentamento, i prezzi degli alimenti continuano a crescere con forza, penalizzando milioni di famiglie. Secondo gli ultimi dati Istat, pane e pasta registrano aumenti medi dell’11%, le carni del 9%, mentre l’olio extravergine d’oliva segna un rincaro record del 27%, il più alto d’Europa. Frutta e verdura fresche - protagoniste della dieta estiva - non fanno eccezione, con rincari tra il 6% e l’8% che variano a seconda delle regioni.A lla base di questa impennata stagionale dei prezzi ci sono fattori climatici estremi che hanno danneggiato molte colture primaverili, oltre a costi energetici e logistici ancora instabili. La combinazione di questi elementi si traduce in una spesa estiva più salata proprio quando aumenta il consumo di cibi leggeri, freschi e salutari. A pagare il prezzo più alto sono le famiglie con redditi medio-bassi, i pensionati e i giovani, già costretti a rivedere la qualità e la quantità dei prodotti acquistati. Intanto, governo e associazioni di categoria valutano misure d’urgenza - come Iva agevolata e bonus spesa - per arginare un fenomeno che rischia di trasformare il piacere della tavola estiva in un ulteriore motivo di preoccupazione sociale.
Il paradosso dell’inflazione: l’indice generale
scende, ma la spesa alimentare cresce
L’ultimo aggiornamento Istat ha registrato un tasso d’inflazione generale che si è stabilizzato al +2,1% su base annua, segnalando un apparente rallentamento rispetto ai picchi raggiunti negli ultimi due anni. Tuttavia, questo dato incoraggiante non si riflette nella quotidianità di milioni di famiglie italiane, per le quali la spesa alimentare continua a pesare in modo crescente sui bilanci mensili.
Il fenomeno riguarda soprattutto i prodotti di prima necessità: pane e pasta, indispensabili nella dieta mediterranea, hanno subito rincari medi dell’11%, mentre carni bianche e rosse si attestano su aumenti del 9%. Particolarmente significativo è l’aumento del prezzo dell’olio extravergine d’oliva, balzato del 27% e diventato il più caro d’Europa. Anche le verdure e la frutta fresca non sono state risparmiate: i listini oscillano tra il 6% e l’8% in più rispetto allo scorso anno, con variazioni territoriali legate all’andamento delle coltIvazioni locali. Infine, i prodotti stagionali come gelati e cibi refrigerati hanno registrato un rincaro del 4%, trainati dalla domanda anticipata causata da temperature superiori alla media già in primavera.
Fattori climatici, geopolitici e logistici:
una tempesta perfetta sui prezzi
A spiegare questi aumenti non basta la semplice dinamica inflattIva. Dietro l’impennata dei prezzi alimentari si cela una combinazione di fattori straordinari che stanno mettendo sotto pressione l’intera filiera agroalimentare nazionale. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono evidenti: la primavera 2025 è stata caratterizzata da intense piogge a maggio seguite da un’ondata di caldo anticipata a giugno. Queste condizioni hanno danneggiato molte colture italiane, compromettendo la qualità e la quantità dei raccolti e causando un effetto domino su disponibilità e prezzi.
Accanto alle variabili meteorologiche, permangono le criticità energetiche e logistiche. Sebbene i costi dei carburanti e dell’energia abbiano segnato un parziale ribasso rispetto ai picchi del 2022-2023, restano comunque elevati e instabili, specialmente per i trasporti su lunga distanza e per i sistemi di refrigerazione. Inoltre, le filiere più complesse e globalizzate - come quelle di cereali, oli e carni - sono ancora vulnerabili alle tensioni geopolitiche, in particolare in Europa orientale e nel Medio Oriente, aree cruciali per l’importazione di materie prime agricole. Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, «la dinamica dei prezzi alimentari è ormai scollegata dall’andamento generale dell’inflazione. Non è più solo una questione economica, ma una vera emergenza sociale».
Prezzi alimentari, famiglie fragili sotto pressione
I rincari colpiscono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione. Stando alle stime di Confcommercio, una famiglia media italiana spenderà circa 320 euro in più durante l’estate 2025 solo per prodotti alimentari, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A soffrire maggiormente sono i nuclei con redditi sotto i 20.000 euro annui, i pensionati con trattamenti minimi, i giovani adulti con impieghi precari e le famiglie numerose con minori a carico. In questi contesti, l’aumento dei prezzi non si traduce soltanto in una contrazione del risparmio, ma nella rinuncia a prodotti freschi, di qualità o salutari, con inevitabili ripercussioni sul benessere nutrizionale e sulla salute complessIva.
Secondo Coldiretti, la situazione rischia di diventare critica anche per i produttori agricoli italiani, stretti tra costi produttivi in aumento e una domanda interna in calo a causa della contrazione dei consumi. «La tenuta sociale passa anche dal frigorifero degli italiani» ha dichiarato un portavoce dell’associazione, sottolineando l’importanza di garantire accesso a cibo sano e sicuro per tutti, indipendentemente dalla disponibilità economica.
Le contromisure allo studio: bonus spesa,
Iva agevolata e credito per le imprese agricole
Il Governo ha aperto un tavolo di confronto con associazioni dei consumatori, rappresentanti della grande distribuzione e organizzazioni agricole per definire un pacchetto di misure volte ad arginare gli effetti del caro-spesa. In discussione vi è la proroga dell’aliquota Iva agevolata al 4% su beni primari come pane, pasta e latte, già introdotta in passato per calmierare temporaneamente i prezzi. Si valuta inoltre l’implementazione di bonus spesa mirati, destinati alle famiglie con un ISEE basso, al fine di sostenere l’acquisto di prodotti alimentari freschi e di qualità. Per il settore agricolo, si ipotizzano nuove linee di credito agevolato per le aziende colpite dagli eventi climatici avversi, così da garantire continuità produttIva e tutela dell’occupazione nelle campagne. Non manca la proposta, rilanciata da Coldiretti, di un “patto etico” sui prezzi tra distribuzione e industria, simile a quello sperimentato con successo nel 2023, con l’obiettivo di limitare i rincari dei beni di prima necessità ed evitare speculazioni dannose per i consumatori finali.
Prezzi alimentari, una sfida sociale
prima che economica
La crisi dei prezzi alimentari rischia di trasformarsi in un’emergenza di natura sociale. Non garantire alle famiglie italiane un accesso equo e sostenibile a prodotti sani potrebbe tradursi, nel medio termine, in un peggioramento della salute pubblica, in un aumento delle disuguaglianze nutrizionali e in una riduzione della qualità della dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio UNESCO.
Per questo le contromisure al caro spesa non devono limitarsi a un intervento temporaneo sui prezzi, ma richiedono una visione più ampia, che comprenda il rafforzamento delle filiere locali, la lotta agli sprechi alimentari, l’educazione a un consumo consapevole e il sostegno diretto alle famiglie in difficoltà. Nel frattempo, milioni di italiani continuano ogni giorno a fare i conti con uno scontrino sempre più pesante, in attesa che le istituzioni e il sistema produttivo trovino soluzioni concrete e durature.
Nessun commento:
Posta un commento