Terre d’Oltrepò, il vino cambia passo: capitale fresco e nuove sfide per la Spa
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Umberto Callegari, ceo di Terre d'Oltrepò |
direttore
Per l’Oltrepò pavese l’estate sembra portare importanti novità, capaci di garantire una svolta decisiva alla terza area vincola italiana per importanza. Ancora una volta, al centro delle iniziative c’è Terre d’Oltrepò, la cooperativa che guida la strategia di riorganizzazione di tutta la filiera pavese, che a breve potrebbe annunciare l’ingresso di un importante investitore italiano nella Spa costituita sei mesi fa proprio per attrarre capitali a sostegno dei piani di sviluppo industriali per valorizzare patrimonio e reddito dei soci della cooperativa, garantendo anche servizi a supporto di tutte le cantine dell’Oltrepò. Un progetto fortemente voluto dal ceo di Terre d’Oltrepò, Umberto Callegari, e che oggi sembra avere trovato il pieno sostegno anche delle istituzioni, a partire dalla Regione Lombardia dove giusto stamattina si dovrebbe svolgere una riunione con l’assessore all’agricoltura, Alessandro Beduschi, che da tempo segue con attenzione, incoraggiandolo, l’importante iter di questa vicenda, le associazioni di categoria e Confcoperative per definire gli ultimi passaggi formali di una svolta forse rivoluzionaria per l’Oltrepò e per la cooperazione vitivinicola italiana.
Terre d'Oltrepò, l'assemblea dei soci snodo decisivo
Da Terre d’Oltrepò c’è il più assoluto riserbo, ma stando a fonti certe sembra che l’occasione per annunciare un aumento di capitale della Spa (che continuerà a fare capo alla cooperativa) potrebbe essere l’assemblea dei soci convocata il 10 luglio per discutere la mozione di sfiducia del cda presentata da una quarantina soci, su cinquecento, da tempo contrari ai progetti di crescita e sviluppo della società. Se queste indiscrezioni trovassero conferma, ci si troverebbe di fronte ad un salto di qualità, in anticipo sui tempi previsti, e a una nuova prospettiva per il mondo del vino italiano, in un momento storico in cui il sistema cooperativo mostra segni evidenti di fragilità. È facile prevedere che la mozione di sfiducia verrà respinta dalla maggioranza dei soci che già hanno dato il via libera al progetto della Spa. Anche perché, se venisse sfiduciato il consiglio di amministrazione, non essendo prevista la nomina di uno nuovo, la cooperativa avrebbe di fronte solo la strada di una liquidazione giudiziaria… Il che sarebbe un vero colpo di scena dagli effetti devastanti, a partire dai soci…
In realtà, tutto lascia immaginare che l’assemblea del 10 luglio potrebbe rivelarsi un momento più che positivo confermando una gestione che finora sembra non avere sbagliato un colpo, attuando l’intero progetto che era stato a suo tempo approvato. L’ingresso di un importante investitore italiano nella Spa garantirebbe infatti il completamento della messa in sicurezza dell’azienda Terre d’Oltrepò, darebbe continuità alla visione industriale presentata due anni fa, assicurando promozione e slancio al territorio e a tutta la filiera, proprio in un’annata complessa con conferimenti crollati per la peronospora. E in proposito va detto che, sempre da indiscrezioni, Callegari e i consiglieri di amministrazione avrebbero una carta inattesa da giocare: rispetto agli 11 milioni di euro di fatturato previsti per i crolli della produzione di uva dello scorso anno (per la peronospora) il bilancio chiuderebbe sopra i 24 milioni grazie ad un’attenta valorizzazione delle riserve enologiche e a una valorizzazione del marchio storico de La Versa che, grazie ad un tiraggio di oltre un milione di bottiglie, è tornato ad essere uno dei protagonisti del mondo dello spumante di qualità.
Terre d'Oltrepò, un nuovo partner strategico
Per tornare all’investitore nella Spa, l’ipotesi nasce dall’ordine del giorno dell’assemblea del 10 luglio dove si legge “Comunicazioni e aggiornamenti in merito alla società per azioni detenuta dalla Cooperativa (Terre d’Oltrepò S.p.A.)”. Da qui l’indiscrezione che potrebbe essere formalizzato il nome di un operatore finanziario indipendente, specializzato in investimenti in aziende di medie dimensioni con elevate potenzialità di crescita. Il soggetto, operante nei settori del venture capital e del private equity, privo di legami con gruppi bancari o soggetti istituzionali, avrebbe un approccio industriale e di lungo termine, accompagnando le imprese in percorsi di sviluppo strategico, transizione generazionale e rafforzamento competitivo.
Oltre al capitale, fornirebbe competenze manageriali e visione imprenditoriale, con l’obiettivo di creare valore sostenibile attraverso una governance moderna e un affiancamento attivo alla proprietà e al management. E sempre secondo indiscrezioni attendibili, la scorsa settimana sarebbe già stata sottoscritta una Lettera di Intenti (LOI) per l’ingresso come partner di capitali nella Spa. L’arrivo di questo importante investitore italiano nella Spa di Terre d’Oltrepò costituirebbe fra l’altro un tassello fondamentale di quella strategia di sviluppo di tutto il territorio vitivinicolo pavese su cui si è costruita l’alleanza fra tutti i produttori di filiera che ha portato all’attuale gestione del Consorzio Vini d’Oltrepò, dove gli imbottigliatori sono oggi, per la prima volta da decenni, in minoranza.
Oltrepò pavese, un puzzle dinamico
E un riferimento proprio agli imbottigliatori non è casuale, visto che è di questi giorni la notizia che la seconda cooperativa pavese, Torrevilla, ha siglato un’alleanza con l’imbottigliatore Losito & Guarini. Una svolta per una piccola cooperativa che negli ultimi anni aveva respinto prima una fusione con Colli Tortonesi e, due anni fa, con Terre d’Oltrepò. Oggi la cooperativa, di fronte ad un aumento dei costi di gestione e una struttura organizzativa da potenziare, forse ha scelto la strada di un’alleanza con un partner che nel medio periodo potrebbe diventare il socio “forte” della Cantina sia sul piano vendemmiale che su quello commerciale. Un’alleanza che in questo caso sarebbe sostenuta sul piano politico dal senatore Gianmarco Centinaio, da tempo contrario ai progetti del ceo di Terre d'Oltrepò, e che potrebbe configurare forse meno collaborazione fra le due cooperative.
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