Presso l’albergo Nh Nhow a Milano si è tenuto un importante convegno che affrontava il settore dell’acqua nel nostro Paese. Il 2025 è definito un anno cruciale per provare a passare da uno stato di crisi idrica permanente in Italia a uno di prevenzione dei danni prodotti dai cambiamenti climatici. Durante Acqua Summit si è provato a tracciare una fotografia di quanto si sta facendo sul territorio grazie al Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico. Sono previsti ben 7 miliardi di euro di investimento per migliorare l’efficienza dei sistemi idrici.
Acqua Summit, a Milano il dibattito sulla rete idrica italiana
Rappresentanti istituzionali, tecnici ed esperti del settore si sono confrontati con i principali attori italiani del servizio idrico sugli investimenti infrastrutturali e finanziari necessari per la tutela di questa risorsa.
Si è parlato inoltre di idroelettrico, della digitalizzazione del servizio idrico integrato e delle strategie di trattamento e di riuso delle acque reflue industriali per far fronte alla scarsità idrica.
Relatori di altissimo livello ed esperti del settore tra cui:
- Fabio Tamburini, Direttore Il Sole 24 Ore
- Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
- Angelica Catalano, Direttore Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche MIT
- Luigi D'Angelo, Direttore dell’Ufficio Gestione delle Emergenze - Dipartimento della Protezione Civile
- Laura D'Aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile MASE
- Nicola Dell'Acqua, Commissario Straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica
- Saverio Caldani, AD Arthur D. Little
- Lorenzo Bardelli, Direttore della Divisione Ambiente ARERA
- Lorenzo Romeo, Chief Corporate Strategy Officer Italgas
- Antonio Amati, Deputy CEO Divisione IT Almaviva
- Laura Campanini, Responsabile Finanza e servizi pubblici locali, Research department Intesa Sanpaolo
- Maria Gerarda Mocella, Economista della Direzione Strategie Settoriali e Impatto di Cassa Depositi e Prestiti
- Tommaso Sabato, Chief Regulated Business Officer ACEA
- Paolo Sasso, Head of O&M Hydro Italy Enel
- Marco Bersani, CEO & co-founder Circular Materials
- Tom de Jonge, Energy Division Manager Alfa Laval Adriatic
- Sergio Iorio, CEO and Founder Italmatch Chemicals
- Enrico Pezzoli, Amministratore Delegato e Direttore Generale ACEA ACQUA
- Fabio Fatuzzo, Commissario Straordinario Unico alla Depurazione e al Riuso delle Acque Reflue
Tavole rotonde coordinate e moderate da Celestina Dominelli, Giornalista de Il Sole 24 Ore e da Cheo Condina, Vice capo servizio Il Sole 24 Ore Radiocor.
Il peso dell'agricoltura nella gestione dell’acqua
L’Italia è un Paese con una grossa componente agricola ma con un dissesto geologico del territorio molto fragile, e spesso grazie ai cambiamenti climatici sottoposto a fenomeni estremi. Basti pensare alle ripetute alluvioni in Emilia Romagna. L’agricoltura è sicuramente uno dei settori più rilevanti, essendo tra l’altro uno dei comparti del nostro Paese che più utilizza l’acqua. L’agricoltura è il settore che consuma più acqua in Italia. Sono concentrati in questo settore oltre il 40% dei prelievi nazionali, pari a circa 16 miliardi di metri cubi ogni anno mediamente.
Siamo secondi in Europa per consumo di acqua in agricoltura, dopo la Spagna, mentre al terzo posto si trova la Grecia. Prelievi idrici così elevati accomunano tutti i Paesi dell’Europa meridionale, perché si tratta di Paesi a spiccata vocazione agricola e le sole precipitazioni non riescono a soddisfare le esigenze di irrigazione, soprattutto perché non siamo capaci di recuperare e stoccare le stesse acque. In Italia, secondo Coldiretti e Ismea, siccità ed eventi meteo estremi hanno provocato un danno al comparto agricolo di circa 6 miliardi di euro, con la perdita del 10% della produzione dell’intera filiera italiana.
Sprechi, perdite e inefficienze della rete idrica italiana
La siccità influisce e rafforza il fenomeno dell’erosione del suolo, da cui l’Italia è duramente colpita. Non senza dimenticare che gli esperti rammentano che il mondo dell’allevamento di bestiame è fortemente condizionato dall’acqua: per produrre un kilo di carne sono necessari 12.000 litri di acqua, ma anche la coltivazione di legumi e cereali è fortemente un consumatore di acqua. Le province di Novara, Vercelli e Pavia sono circondate da risaie che vivono nell’acqua.
A questi consumi si aggiunge un problema reale: l’Istat denuncia che le reti idriche perdono il 42,4% dell’acqua potabile. La Basilicata detiene la maglia nera. L’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno. Le reti comunali di distribuzione erogano ogni giorno 214 litri di acqua potabile per abitante (36 litri in meno rispetto al 1999). Nel 2023 il 28,8% delle famiglie non si fida a bere acqua di rubinetto, dato stabile rispetto al 2022.
La domanda è: dove è l’acqua, chi la gestisce, chi la usa? In Italia ci sono ben 517 gestori idrici, cioè enti e acquedotti che distribuiscono acqua per i vari consumi. Il settore risulta molto parcellizzato, con soluzioni pratiche differenti da gestore a gestore. Nel nostro Paese sono presenti 540 grandi dighe e altre centinaia di piccole dighe, alcune costruite intorno al 1900 come la diga di Codelago in Piemonte o quella di Crosiis in provincia di Udine.
Acqua e turismo: una risorsa fragile
L’acqua è una risorsa fondamentale per il sistema produttivo, ma non sappiamo gestirla, non sappiamo recuperarla, la disperdiamo. Gli eventi estremi con nubifragi e alluvioni lo dimostrano: un territorio fragile come il nostro paga a caro prezzo il dissesto geologico. Ma acqua e territorio sono anche una risorsa per un turismo sostenibile, l’esempio è la Sicilia, sempre a fronteggiare crisi idriche che mettono in difficoltà anche il turismo. Regione a cui in tempi recenti sono stati consegnati tre impianti di dissalazione per far fronte a queste emergenze.
Prevenzione, digitalizzazione e depurazione: le soluzioni possibili
Le parole chiave emerse durante il dibattito degli esperti sono state: pianificazione, diversificazione e prevenzione, richiamando la responsabilità di una pianificazione da parte dei distributori e di una prevenzione da parte delle amministrazioni comunali che gestiscono i territori. Non ultimo, un richiamo ai cittadini per un uso più attento dell’acqua nelle abitazioni. Ma nella prevenzione anche il settore bancario e assicurativo lancia un monito: stante la situazione degli eventi estremi, le assicurazioni possono molto per proteggere e risollevare i vari comparti colpiti dai fenomeni estremi.
La depurazione delle acque utilizzate dall’industria porterebbe a un risparmio notevole: Sergio Iorio, CEO and Founder di Italmatch Chemicals ad Arese, ha raccontato come dalla depurazione delle acque utilizzate dall’industria sia possibile recuperare residui di metalli preziosi e terre rare. Oltre alla prevenzione dei PFAS con appositi filtri.
Acqua, un quadro complesso da monitorare
Sono stati resi noti anche gli studi e le ricerche di ISPRA: circa i 2/3 della superficie terrestre sono ricoperti di acqua, elemento costitutivo di ogni organismo vivente. In Italia, oltre il 57% delle falde acquifere è in Buono Stato Chimico e più del 61% in Buono Stato Quantitativo. Un quadro complessivamente ottimistico, ma da controllare e monitorare continuamente anche per i pesticidi utilizzati dall’agricoltura, in grado di inquinare le falde acquifere. Infine Francesco Vincenzi, Direttore ANBI, ha chiuso il convegno affrontando le varie problematiche del sistema acqua in Italia, raccontando come anche con la digitalizzazione delle risorse idriche: anche l’acqua può diventare smart, suggerendo e analizzando le possibili soluzioni.
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