venerdì 31 ottobre 2025

Il turismo della Toscana con le rotte del gusto e delle Dop

 

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

Non è solo la bellezza dei paesaggi a muovere i turisti, ma la forza di un territorio che ha fatto del cibo un linguaggio identitario. In Toscana, la Dop Economy diventa esperienza: dagli agriturismi ai piccoli produttori , il turismo si intreccia con il gusto e ne amplifica il valore sociale ed economico

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

Mutuassimo dalla fisicaparleremmo di Mua (Moto uniformemente accelerato). Vero è che non sapremmo dire con certezza se l’accelerazione è uniformema altrettanto vero è che comunque c’èesisteDi cosa stiamo parlandoStiamo parlando dello stato di rigogliosa salute del comparto agroalimentare della Toscana. Limitatamente al comparto cibo, con 32 prodotti tra Dop e Igpla regione fa registrare un valore della produzione pari a 192 milioni di euro (+7,4% su base annua). L’analisi sui 32 prodotti fa riscontrare una mezza dozzina di prodotti che da soli valgono l’88% del valore complessivoCantuccini toscani IgpFinocchiona IgpOlio toscano IgpPecorino toscano DopProsciutto toscano Dop, Vitellone bianco dell’Appennino centrale Igp.

Toscana, i numeri del comparto agroalimentare

La Superficie agricola utilizzata (Sau) ammonta a quasi 560mila ettaripari a circa un quinto del territorio regionaleLa numerica delle aziende è considerevolequasi 42mila imprese agroalimentari. Di queste, circa il 30% sono a conduzione femminile e circa il 7% vedono al timone gli under 35. Inoltre, l’incidenza dell’agricoltura bio è di circa il 36%, dacché sono circa 237mila gli ettari coltivati a biologico. Sono dieci i distretti biologici, quattro dei quali di nuova istituzione, a testimonianza della diffusione di modelli produttivi sostenibili e della sinergia tra agricoltura, ambiente e comunità locali.

Spunto di riflessionequesti risultati così positivi sono la radiosa conseguenza dei flussi turistici oppurea lettura inversapiù che conseguenzane sono causaIn altre parolei turisti vengono in Toscana attratti dal food oppureuna volta che sono in Toscanagodono anche della gastronomia regionale? Un ulteriore vistoso dato aiuta a individuare la risposta. La quota export Dop e Igp vale 94 milioni di eurocon una crescita del 18% circa nell’ultimo anno. I dati, sia detto, sono desunti dal report “La Toscana Dop Igp” realizzato da Ismea in occasione della settima edizione di BuyFood Toscana, la vetrina internazionale del gusto made in Tuscany.

Un modello di identità e sostenibilità

La risposta, pertanto, la formuleremmo all’incirca cosìla Dop Economy Toscana svolge vigoroso ruolo centrale nel sistema socioeconomico della regione e agisce come leva di competitività e identità territoriale. Quindi, piuttosto che porsi il fuorviante dilemma “causa o effetto”, definiremmo lo scenario come l’agognato circuito virtuoso”, laddove l’eccellenza del comparto agroalimentare traina incrementi di flussi turistici che, a loro volta, sospingono gli attori del comparto a tendere al miglioramento continuo che si rivela essere key factor. Molto significativasoprattutto nelle aree internela diffusione di agriturismi, con exploit nel periodo post Covid. Se ne contano circa 5.800pari al 22% del totale nazionale. Il 47% degli agriturismi produce almeno un prodotto Dop o Igp e un terzo adotta il metodo biologico. Evidente, pertanto, la domanda di turismo slow.

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

Il turismo rurale cresce, spinto da agriturismi e prodotti Dop-Igp

Si diceva che da soliappena 6 prodotti su 32 (il 19% circa) valgono l’88% del valore complessivoNe consegue che, ben forti e consolidati gli highlight su questi sei, è doveroso dare visibilità agli altri 26 prodottiQui se ne individuano treFarina di Neccio della Garfagnana DopFarro della Garfagnana IgpLucca Dop - Olio evo. Da cogliere gli early warning (segnali precoci) provenienti dalla castanicoltura, che conta circa 1.600 aziende, parte considerevole delle quali localizzate in Garfagnana.

La Garfagnana e il valore delle radici

Non si può dire di conoscere davvero bene la Toscana se non si conosce la Garfagnanacastagneti secolarifumanti metati tradizionalimulini spesso ancora alimentati ad acqua e rigorosamente con macine a pietra che lentamente girano per ottenere una farina profumata e gustosaI metati sono i locali adibiti all’essiccazione delle castagne. La “Farina di Neccio della Garfagnana Dop” ha ottenuto la Dop nell’anno 2004. La farina, per essere Dop, deve essere prodotta con metodi tradizionali utilizzando varietà di castagne autoctone; l’essiccazione delle castagne deve avvenire a fuoco lento con l’utilizzo esclusivo di legna di castagno e all’interno di caratteristici essiccatoi detti metatiLa mondatura delle castagne secche deve essere realizzata con le macchine a battitura e, infine, la macinatura deve avvenire in mulini con macine a pietra. Tutta la filiera è sottoposta a supervisione da parte di un organo di controllo e ogni fase contribuisce a garantire un prodotto dalle caratteristiche organolettiche uniche e inconfondibili.

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

La Farina di Neccio della Garfagnana ha ottenuto la Dop nel 2004

Altro prodotto di eccellenza della Garfagnana è il Farro della Garfagnana Igp. Il farro è uno dei più antichi cereali utilizzati dall’uomola cui coltivazione risale circa al 7000 a.C. Probabilmente è originario della Palestinadove è tutt’ora diffusa una specie spontanea di farro (triticum dicoccoides)Diffuso in Grecia, dove veniva chiamato “olyria” o “chondros” per via della farina bianchissima che se ne otteneva, divenne poi il piatto forte dei Romaniche presero a coltivarlo intensivamente durante la loro avanzata nel Mediterraneo. Per Roma il “puls” (o farratum) era considerato un piatto di buon augurio, segno di abbondanza e fertilità. Molto apprezzati erano anche la “mola salsa”, preparata con farina di farro tostato e sale, e il “libum” (una sorta di torta di farro), che venivano offerti agli Dei durante i sacrifici propiziatori. Anche nella Bibbia (Ezechiele 44-30) si citacon il nome ebreo di “Arisab”, il farro.

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

Il farro è uno dei più antichi cereali utilizzati dall’uomo

Ancora oggi questo cereale è alla base dei piatti nazionali in LibanoLibia e in quasi tutto il Medio Orientepur con nomi diversi (Taboulé, Kibbé, Salf). In genere questi piatti risultano più o meno le stesse “pietanze”, cioè una specie di minestrone molto denso di farro “ammollato” (a crudo o cotto) mescolato a cecimentaolio di oliva e pepe, con il quale si farciscono tenere foglie di fico appena germogliate. C’è anche il “Kibbé libanese”, composto da farro ammollato e bollito con carne di pecora cotta nel sugo di pomodoro. Il “Kibbé libico”, comune e conosciutissimo anche in Tunisia e in Marocco, è costituito invece da farro ammollato e bollitofiletti di pescezucca spezzettata e spicchi di noceLa tecnica colturale del farro è molto simile a quella del grano. Circa 200 ettari di coltivazioni, situate a quote variabili dai 300 ai 1000 m s.l.m., nella parte settentrionale della valle del Serchio: questo è il territorio di produzione del Farro della Garfagnana Igp.

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

I paesaggi spettacolari della Garfagnana

La cucina tradizionale garfagnina ècome tutte quelle di origine contadinasemplice negli ingredienti e nella preparazionePiù ricco era il cibo nei giorni festivi e nelle grandi ricorrenzequando anche sulle tavole dei contadini comparivano gli arrostigli stufati di carnevari dolci e il vino delle cantine ben fornite. Questa sostanziale semplicità si trova ancora oggi in molti piatti dai gusti genuini e dai sapori antichi, che esaltano il meglio della produzione agricola locale. In cucina il Farro della Garfagnana Igp è molto versatile. Ideale con le verdurepuò essere utilizzato per qualsiasi piatto al posto della pasta e del riso. Il Farro della Garfagnana Igp, grazie alle sue caratteristiche, non necessita ammollo.

L’oro verde di Lucca

Eccellentein lodevole fase di rinascital’olio extravergine di oliva Lucca Dopottenuto dai frutti dell’olivo delle varietà FrantoioFrantoiano Frantoianapresenti negli oliveti fino al 90%e Leccino fino al 30%.
Possono concorrere altre varietà minori fino a un massimo del 15%La zona di produzione dell’olio extravergine di oliva Lucca Dop interessa 20 comuni della provincia di Lucca. L’olivicoltura nell’area di produzione dell’olio extravergine di oliva Lucca Dop ha origini antichedocumentate già dall’VIII secoloL’importanza dell’attività oleicola ha conosciuto una significativa crescita nel XIV e XV secoloquando in tutta la Toscana vennero prese misure finalizzate a promuovere e proteggere questo tipo di coltura.

Le olive devono essere raccolte direttamente dalla piantapreferibilmente a mano e senza, comunque, considerare le olive cadute a terraLa raccolta deve concludersi entro il 31 dicembre di ogni annoLe olive vengono trasportate al frantoio in modo da consentire la perfetta conservazione del fruttoavendo cura di mantenerle in recipienti rigidi e arieggiatiin locali freschi e asciuttifino alla moliturache deve avvenire entro due giorni dalla raccolta. L’olio extravergine di oliva Lucca Dop si presenta di colore giallo con toni di verde più o meno intensiL’odore è fruttato di oliva da leggero a medio e il sapore è essenzialmente dolcecon sensazione di piccante o di amaro in relazione al grado di fruttato.

Il turismo della Toscana cresce seguendo le rotte del gusto e delle Dop

La zona di produzione dell’olio evo Lucca Dop interessa 20 comuni della provincia di Lucca

L’olio extravergine di oliva Lucca Dop si caratterizza per un livello di acidità massima totale di 0,5 g per 100 g di olioun punteggio al panel test maggiore o uguale a 7 e un livello di polifenoli totali maggiore o uguale a 100 ppmIl prodotto è immesso in commercio nella tipologia olio extravergine di oliva Lucca Dop. È commercializzato confezionato in recipienti di vetro di capacità non superiore a 5 l. L’etichetta deve riportare l’indicazione Lucca seguita dalla menzione "Denominazione di origine protetta (Dop)", il simbolo comunitario, il logo prodotto e l’annata di produzione.

Visione e armonia corale

Quanto è grande la suadente lezione che impariamo visitando la Garfagnana e la Lucchesia. Ci sono le persone, innanzitutto. Le abbiamo osservate bene, ma proprio bene bene. Tutte persone gigantesche, che a guardarle dalla testa ai piedi veniva male al collo. Come mai tutti giganti? Quale ormone della crescita è stato loro inoculato? Giganti davvero, sebbene i centimetri quelli veri non c’entrano proprio niente. Giganti perché hanno i piedi ben saldi sulla terrala loro amatissima terraSanno bene cosa significa l’impegno quotidianoil lavoroanche l’atavica fatica contadina, e sanno bene che da soli non andrebbero da nessuna parte. Il solista può essere anche splendido cantore, ma non serve. Oggi serve cantare in coro, e costoro esprimono commovente armonia corale. I piedi ben piantati sulla loro amatissima terra e… la testa tra le nuvole. Testa tra le nuvole a volere intendere saper guardare lontano, avere visione, immaginare lo stato desiderato futuro e ad esso tendere giorno dopo giorno, mettendo in simbiosi il cervello con il cuore.

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